Anche i repubblicani Usa stanno cambiando

di Michele Marsonet.
Lo scenario politico Usa sta cambiando radicalmente e in tempi rapidi, rendendo sempre più difficile il lavoro degli analisti abituati al classico bipartitismo.
Per decenni siamo stati abituati alla presenza di due formazioni politiche, una progressista e l’altra conservatrice, che si alternavano al potere senza eccessive scosse.
Poi è arrivato Donald Trump, figura anomala e non facilmente inquadrabile all’interno della politica americana. Il “tycoon” ha causato sconquassi garantendosi un vasto seguito popolare, che gli ha fatto sfiorare il secondo mandato consecutivo.
L’assalto al Campidoglio ha però reso assai difficile la sua permanenza tra i repubblicani, il cui “establishment” gli è sempre stato contrario. Di qui il suo progetto (o semplice minaccia?) di dar vita a un terzo partito, quello “dei patrioti”, per capitalizzare i milioni di voti ricevuti nelle ultime elezioni.
Sarebbe indubbiamente un cambiamento epocale, tale da dividere in modo drammatico le forze conservatrici favorendo la vittoria democratica nel 2024. Ammesso che il progetto di Trump, che nella prossima tornata elettorale avrà 78 anni, vada davvero in porto.
Nel frattempo, tuttavia, ci sono altre novità eclatanti. Finora le minoranze razziali e il multiculturalismo avevano attecchito soprattutto tra i democratici. L’esempio più noto è fornito da “the Squad”, termine con cui vengono indicate alcune giovani deputate su posizioni di sinistra radicale.
La più celebre è Alexandria Ocasio-Cortez, seguita da Ilhan Omar, Ayanna Pressley e Rashida Tlaib. Due di loro sono musulmane, una ispanica e una afroamericana. Per quanto le loro istanze di sinistra non siano state accolte dal neopresidente Joe Biden, il loro peso all’interno del partito sta crescendo.
E’ interessante notare, però, che un fenomeno simile – per quanto di segno opposto – si sta verificando pure tra i repubblicani. L’elettore tipico di questo partito è di sesso maschile, bianco e appartenente a una delle tante confessioni evangeliche.
Invece le ultime elezioni hanno portato alla ribalta anche una “Squad” repubblicana, formata da donne giovani e tutte di tendenza nettamente conservatrice. Il loro carattere di multirazzialità ha consentito al gruppo di conquistare seggi in collegi tradizionalmente democratici.
Le più note sono Nicole Malliotakis, una 40enne che è la prima deputata repubblicana di origine greca. Fanno gruppo con lei Young Kim, che ha origini coreane, e Michelle Park Steel, lei pure di origine coreana.
Completano il gruppo Lauren Opal Boebert, nata in Florida e deputata del Colorado, Maria Elvira Salazar, deputata della Florida e figlia di esuli cubani anti-castristi, e Stephanie Bice, deputata dell’Oklahoma di origine iraniana.
Ciò che le accomuna è una posizione politica ultraconservatrice e l’assoluta contrarietà ad ogni forma di socialismo. Per questo hanno spesso attaccato con asprezza Bernie Sanders, il senatore democratico che si definisce “socialista” e che ha conteso per mesi la candidatura democratica a Joe Biden.
Dunque la presenza femminile sta aumentando in modo rilevante in entrambi i tradizionali partiti Usa. E occorre pure rammentare che, per la prima volta nella loro storia, gli Stati Uniti hanno un vice-presidente donna, Kamala Harris, di origini indiane e giamaicane.
L’importanza che, oltre a quella democratica, vi sia ora anche una “Squad” repubblicana di impronta conservatrice, è data dalla possibilità che essa riesca a intercettare in misura rilevate i voti delle molte minoranze etniche presenti negli Usa, le quali hanno in prevalenza sempre votato per i democratici.