Ritratto hitleriano. Una forte confutazione al pezzo di Francesco Carella ripreso da Libero e da Dagospia

di Rina Brundu.
Una premessa d’obbligo: non ho la più pallida idea di chi sia Francesco Carella e non ho intenzione di googlarlo perché anche il non-googlare mai nessuno è uno degli scotti che pago alla diffamazione wikipedica subita che credo mi porterò dietro fino alla morte. Mi auguro e mi aspetto che il signor Carella sia qualcuno che abbia studiato il nazionalsocialismo come sarebbe necessario fare prima di tentare un qualsiasi ritratto hitleriano, quindi do per scontato che il ridicolissimo catenaccio copiato da Dagospia e ripreso qui di seguito sia appunto una costruzione ridanciana prodotta in fretta e furia dall’editor del bravo Dagostino: ““Come è stato possibile che Adolf Hitler abbia potuto impossessarsi di uno dei paesi occidentali culturalmente più sviluppati e portare avanti il programma di sterminio della popolazione ebraica con il consenso della stragrande maggioranza dei tedeschi? I leader europei lo sottovalutarono, considerandolo “null’altro che l’autore del Mein Kampf”, etc…””.
Mi ripeto, non commento il catenaccio perché si evince scritto da persona che non ha mai studiato il nazionalsocialismo in vita sua, manco al primo giorno di scuola, ragion per cui andiamo a vedere cosa avrebbe scritto Carella è cosa ci sia di confutabile nel suo discorso. Purtroppo basta poco per comprendere che l’editor di Dagospia non si è inventato più di tanto dato che queste scritture sarebbero stato firmate proprio da Carella:”…. Come è stato possibile che Adolf Hitler abbia potuto impossessarsi di uno dei Paesi occidentali culturalmente più sviluppati e portare avanti il programma di sterminio della popolazione ebraica con il consenso della stragrande maggioranza dei tedeschi? …. E ancora: quale forma di cecità colpì i maggiori leader delle democrazie europee per non avere riconosciuto fin da subito la reale natura del fenomeno nazionalsocialista? Era convinzione diffusa presso le diverse Cancellerie che Hitler fosse solo uno scaltro agitatore senza alcuna capacità di governo, ancorché abilissimo nello sfruttare la frustrazione tedesca seguita ai pesanti Trattati di Versailles… (…)…. Tutti erano pronti a giurare che sarebbe stato abbandonato al suo destino di demagogo, una volta superata la fase acuta della crisi economica, e sostituito dai tradizionali gruppi di potere della Germania”.
Dottor Carella, con tutto il rispetto che pur le debbo anche se non la conosco, come si fa a scrivere simili boiate retoriche e pseudo-storiche? Intanto, la Germania (che comunque era la Germania weimeriana e quindi ancora ben lontana dall’essere la Germania moderna “culturalmente” sviluppata), non si è mai consegnata a Hitler: malgrado l’imponente macchina propagandistica nazionalsocialista (che era già tale ancor prima che la prendesse in mano Goebbels nel 1933), finanche durante le elezioni del 1932 i nazionalsocialisti erano solo partito di maggioranza relativa, con Hitler che, grazie a mille astuzie (e minacce), riuscì a unire la carica di Cancelliere e di Presidente nel 1934 dopo la morte del generale Presidente Paul von Hindenburg. Inoltre, Hitler non era Mussolini e, diversamente da costui, non era affatto conosciuto in Europa. Tra il “Putsch” di Monaco del 1923 – in seguito al quale Hitler fu condannato a cinque anni di carcere per alto tradimento – la pubblicazione del Mein Kampf (che fu dettato in prigione a Rudolph Hess e poi pubblicato tra il 1925 e il 1926), e l’effettivo arrivo al potere sarebbero passati insomma circa dieci anni in cui Hitler è stato solo un altro dei mille agitatori che, a destra come a sinistra (un inciso che molti si scordano di scrivere), rendevano la Germania weimeriana un luogo molto pericoloso da viversi.
Di contro, occorrerebbe ricordare agli amanti delle citazioni di Chamberlain, che quando la Germania hitleriana cominciò ad affermarsi in Europa furono davvero pochi gli statisti che osarono condannarla apertamente, e certamente ve ne furono pochissimi di codesti biasimatori nella Gran Bretagna chamberliana, una nazione in cui sia tra le fila della famiglia reale che tra le fila dei politici di grido (vedi Churchill), non furono pochi coloro che non nascosero una data ammirazione per il Fuhrer. Questo per dire che l’ascesa di Hitler verso il vero potere non ha davvero colto nessuno di sorpresa, non importa quali e quante siano state le storie inventate nel dopoguerra per scaricarsi la coscienza.
Anche rispetto alla questione “ebraica” bisognerebbe raccontarla giusta almeno una volta nella vita: la Germania weimeriana post-Versailles, terra di reduci vinti, terra di anime perse come quelle britanniche brillantemente raccontate nella The Waste Land (1922) da T.S. Eliot, era una sorta di far-west dove fazioni politiche di destra come di sinistra se le davano di santa ragione e in comune avevano due caratteristiche: l’utilizzo di mezzi violenti, terroristici, e l’avversione verso gli Ebrei. Come ben sappiamo quest’ultima piaga-sociale non è nata in quel momento, ma trovò nello specifico contesto storico-politico-culturale un humus fortificante che le permise di prendere la direzione tremenda che poi prese soprattutto dal 1933 in poi. Il resto è consequentia-rerum, mentre in alcuni casi il resto è solo propaganda coniata dopo la seconda guerra mondiale, laddove sono stati creati eroi democratici occidentali che francamente non sono mai esistiti. Gli eroi, gli unici a poter vantare tale titolo, sono stati coloro che sono andati a morire nelle camere a gas; tantissimi di questi personaggi erano tedeschi (non britannici) perché in tanti hanno aiutato le famiglie ebree e in tanti sono periti con loro.
Relativamente alle osservazioni da lei citate e attribute a Ian Kershaw, ovvero «Il nazismo non fu il prodotto dell’immaginazione di un solo uomo, ma una forza immanente allo stesso sistema di potere nazionalsocialista. Se nella società tedesca non ci fosse stata un’ampia disponibilità, diffusa anche fra i più scettici e i più tiepidi, a lavorare per il Führer – in modo diretto o indiretto – la forma peculiare di potere personale esercitata da Hitler si sarebbe trovata priva di fondamenta sia sociali che politiche. Egli non fu un tiranno imposto alla nazione, ma un leader sostenuto dalle masse tedesche», queste sono senz’altro condivisibili. Hitler fu peraltro un nazionalsocialista senz’altro più “moderato” degli Himmler, degli Heydrich e finanche dello stesso criminale processato a Gerusalemme, Adolf Heichman. Contestualmente, è giusto scrivere che dopo un inizio freddo, la deprecabile entente-cordiale tra i nazionalsocialisti hitleriani e i tedeschi è andata “migliorando” fino a non escludere nessuno, basti pensare alla remissività intellettuale adottata dallo stesso Heidegger.
E, volendo, si potrebbe scrivere all’infinito di queste tematiche dottor Carella, ma purtroppo noi umani non ne abbiamo il tempo. Nel dubbio però meglio evitare di cogitare “perle” retoriche fiorite tanto per fare, o tanto per riempire la pagina digital trendy: ma almeno Feltri è stato informato?
Mi permetto di scherzare su quest’ultimo punto visto che con tutto ciò che passa su Libero di questi tempi, il suo resta un pezzo interessante… immagini gli altri!
