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Al voto, subito! La democrazia non è un’opzione “social”!

di Rina Brundu.

Naturalmente, sappiamo che si tratta dell’ennesima pagliacciata renzista per ottenere più poltrone e per mettere al palo il suo diretto avversario politico, ma la crisi governativa provocata da Matteo Renzi in queste ore, malgrado ciò che ci vogliono far credere sui giornaletti italiani prostrati a questo Esecutivo, è tutt’altro che una notizia negativa per l’Italia. Di fatto con Renzi si può concordare solo su una cosa, cioè quando avrebbe detto che “la democrazia non si ferma in nome del virus”.

A dire il vero, la democrazia nazionale si è fermata ben prima del “virus”, ed è dalla primavera del 2014, ovvero dai giorni del golpetto bianco dell’ex sindaco fiorentino che il popolo italiano non riesce a fare sì che a governarlo siano i rappresentanti che si è scelto durante le elezioni. Ciò che è accaduto nel 2019 è finanche più grave, laddove abbiamo assistito impotenti all’osceno spettacolo dei poltronari dell’ex movimento grillino mentre consegnavano la nazione proprio nelle mani del partito, il PD, bastonato di santa ragione dal popolo sovrano il 4 marzo del 2018.

C’è di più: a leggere gli ultimi sondaggi, non solo la Lega è di gran lunga il primo partito italiano, ma Fratelli d’Italia sarebbe ormai in procinto di superare il PD, mentre l’attuale pedina governativa di maggioranza relativa, il M5S, non raggiungerebbe il 5% nel paese reale. Davanti a questi dati, pandemia o non pandemia, la domanda è d’obbligo: cosa si sta aspettando per andare alle elezioni in primavera? Diversamente da ciò che hanno predicato in questi giorni su date testate nostrane molto diseducative, la democrazia non è una opzione-trendy, non è un’opzione-social, ma è tutto ciò che ha permesso di crescere un’Europa post-seconda mondiale, in grado di farsi giardino del mondo, luogo tutto sommato etico, raduno federale di popoli orgogliosi della loro storia e di essere così come sono. Orgogliosi di essere liberi.

Ne deriva che è arrivato il momento di porre fine allo status-quo deleterio che vede il nostro paese in una posizione di perenne rincorsa. Riportare la democrazia in Italia è necessario anche per mille altre motivi, come per esempio chiudere il gap fiduciario che si è formato in questi anni tra cittadino e istituzioni; tale “gap” è anche alla base dell’handling disgraziato che si è fatto fino a questo momento  del serissimo problema pandemico.

Ma quanto ci vuole a capire che occorre procedere con altri metodi, diversi da quelli medievali usati fino a questo momento, e che la lotta al Covid dovrebbe essere la prima hot-issue sul tavolo di chiunque agisca in nome del popolo? Quanto ci vuole per comprendere che c’è un’Italia che sta soffrendo in maniera importante anche (e soprattutto) il problema economico creato dalla pandemia? Quanto ci vuole a capire che c’è un’Italia che non ha rappresentanza politica quando si tratta di affrontare questi problemi, proprio perché la maggior parte dei “ministri” che la rappresentano oggi ruotano intorno a partiti che non sono mai stati chiamati da nessuno a rappresentarla?

Al voto, subito! Vinca il migliore, ma se possibile si cerchi di evitare gli intrallazzi dei dem americani in occasione delle ultime presidenziali: niente voto da casa!