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Dopo l’analisi impietosa di El Pais, un ritratto italiano di inizio 2021

di Rina Brundu.

La verità, il giornale di Maurizio Belpietro, avrà pure la grafica virtuale più discutibile del mondo, ma è certamente uno dei pochi quotidiani italiani che in questo momento storico si sta sforzando di fare vero giornalismo, il quale per inciso dovrebbe sempre essere una forza di controllo dell’attività governativa, non un suo complemento con il quale sostenersi a vicenda come ‘mbriachi canterini di ritorno dal bar.

“Per salvare la poltrona forse salta Conte” scrive quindi Belpietro quest’oggi in prima, ma relegando la “notizia” a metà pagina. Da ciò comprendiamo che Conte quasi certamente non salterà e che fondamentalmente di notiziabile non c’è nulla nell’argomento. L’ipotesi è farlocca dall’inizio alla fine proprio come lo è la politica italiana di oggi e di sempre. In realtà, siamo in presenza del solito balletto renzista teso ad agguantare più poltrone possibili, il quale terminerà quando si verificherà una di queste due condizioni: 1) Renzi si spingerà oltre il consentito e subito dopo tornerà sui suoi passi con la coda tra le gambe con la tema che il governo possa effettivamente cadere; 2) I grillini, terrorizzati all’idea di perdere la poltrona, continueranno a prostrarsi, oltre il possibile fisico, davanti all’ex ducetto di Rignano. Per inciso, una di queste due possibilità si verificherà con la stesso grado di certezza che diamo all’arrivo della mezzanotte, nessun dubbio in proposito!

Dal punto di vista della riflessione vale anche la pena soffermarsi un momento sull’ingloriosa fine del Movimento Cinque Stelle. Di fatto, c’è qualcosa di veramente didattico nella breve e infausta parabola politica di questo partito politico (perché questo è) nato per incendiare il mondo e morto portando soccorso, alla stregua di un cagnolino ubbidiente, agli ex avversari politici diventati nel frattempo compari di merende. La storia di questi personaggi ci insegna, insomma, una volta di più, che la fibra umana è quella che, che le ideologie gramsciane hanno fatto il loro tempo e sono destinate a scomparire dalla scena mondiale, mentre l’uomo cibernetico che verrà dovrà confrontarsi con una versione anche politica di se stesso più scaltra, determinatissima, per certi versi molto molto pericolosa.

Nel contesto amministrativo degradato, preoccupante, insultante lo status-quo difficile che vive la nazione, somministrato a gocce al lettore incauto dalla stampa filogovernativa (tutta), a raccontare una qualche verità sul sistema italiano “fragile”, fragilissimo, ci pensa di tanto in tanto solo qualche giornale straniero, proprio come è accaduto a fine dicembre col quotidiano spagnolo El Pais.

Ma cui prodest? Gli italiani non leggono i propri, difficile che vadano a informarsi sullo stato di salute della loro democrazia all’estero. Peraltro, il giornalista di El Pais vedeva nel Presidente Mattarella il possibile salvatore della Patria, un’idea che sembrerebbe notevolmente in contrasto con quella delle decine di migliaia di connazionali che commentano (alle volte con scritture oggettivamente esagerate) sui siti dei partiti d’opposizione e in particolare modo sulla pagina Facebook di Giorgia Meloni.

Già perché poi non dobbiamo dimenticarci dei centomila che avrebbero firmato la petizione della leader di Fratelli d’Italia per una sfiducia immediata dell’attuale Esecutivo. Che il Conte-Bis sia il governo più discusso, più abusivo, più anti-italiano (si pensi al ribaltone del voto popolare del 4 marzo 2018) di sempre, nessuno lo discute, ma la domanda è pure legittima: perché una leader dell’opposizione deve combattere una sceneggiata (qual è quella della supposta crisi governativa) con un’altra sceneggiata? Perché invece di fare petizioni su change.org o su qualsiasi altro luogo virtuale, la Meloni non parla con Salvini e procede a fare ciò che andrebbe fatto? Ciò che sarebbe stato necessario fare in mille occasioni già scadute?

Purtroppo io temo di saperlo il motivo per cui Giorgia non agisce, o almeno lo immagino. Temo cioè che quel motivo abbia molto a che fare con l’abitudine tutta italica di fare i furbi, un’abitudine conclamata che riguarda il politico sinistroide o destrorso indifferentemente. Come immaginare, infatti, un Salvini o una Meloni ansiosi di farsi carico dell’enorme responsabilità politica che sarebbe necessario caricarsi sulle spalle nell’Italia della grande pandemia, nell’Italia che è diventata il paese con più morti per Covid in Europa, nell’Italia in cui gli stessi cattolicissimi connazionali hanno finanche smesso di recitare preci in chiesa nella certezza che non ci siano più santini a cui votarsi? Di nuovo: cui prodest? Nel dubbio meglio fare un’altra petizione, sperando di cavarsela e loro… la casta, non abbiamo alcun dubbio, se la caverà una volta di più.

Il grande Groucho Marx soleva dire “In America puoi apparire in televisione e prendere in giro i politici. E i politici possono apparire in televisione e prendere in giro te”. Il ritratto dell’Italia di inizio 2021 ci insegna che oggigiorno la presa per il c**o avviene anche fuori dall’America e su una molteplicità di canali: abbondantis in abbondandum (sic)!

3 Comments on Dopo l’analisi impietosa di El Pais, un ritratto italiano di inizio 2021

  1. Welcome back Rina! Cui prodest?… Come immaginare…In ogni caso, Buon 2021

  2. Happy New Year Ornella, nice to hear from you. I was never away just working, studying a lot and monitoring carefully some internet dynamics:). Do stay we will have lots of fun during the years to come:) in this splendid virtual place. Take care

  3. Dimenticavo: cui prodest? Alla nostra anima!

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