Filosofia e politica. Quando Nietzsche insegna

Nietzsche ormai vecchio e malato, esibito dalla sorella come un oggetto da museo
Il filosofo deve essere la cattiva coscienza della sua epoca.
(Friedrich Nietzsche)
Il caso dei domiciliari ai signori Renzi, genitori dell’ex Premier Matteo Renzi, è di quelli che danno dà pensare, oltre la linea giudiziaria e ben oltre la partigianeria politica. È di quei rari casi, anche mediatici, che ci mettono a confronto con tante verità, ci costringono persino a guardarci allo specchio.
Di fatto, da quando l’ho sentita, questa notizia mi ha “colpito”. Mi ha “colpito” in maniera importante, intendo, non nella semplicistica realizzazione che finalmente qualche nodo, anche para-politico, stava venendo al pettine. Dirò di più: il fatto che la notizia mi abbia “colpito” in quel modo, mi ha dato persino fastidio, così ho cercato di esorcizzarla, anche sul sito, pubblicando qualche commento goliardico, antirenzista, come da ben oliata linea di Rosebud, un raro luogo virtuale che il nuovo corso imposto dal ducetto di Rignano all’Italia lo aveva purtroppo ben compreso sin da quel lontano luglio del 2014, cioè solo sei mesi dopo il glorioso insediamento.
Lo ammetto, però: l’esorcismo non ha funzionato e il fastidio dell’anima è sempre lì. Per risolvere non mi rimane che ragionare dunque, onestamente, mettendo tutte le carte in tavola. La domanda che mi pongo è sostanzialmente questa: di che natura è il “fastidio” che avverto? Volendo si potrebbe anche aggiungere: perché sento questo “fastidio”?
Per meglio spiegarmi, ecco di nuovo il caso in questione: un signore e una signora, di 70 anni circa – che per inciso sono anche i genitori di un ex premier che ho pubblicamente avversato, che ho sempre considerato il peggior politico che abbia prodotto la penisola italica in 2000 anni di storia – in virtù di reiterati comportamenti giudicati potenzialmente criminali dalla magistratura, vengono posti agli arresti domiciliari. E io sento “fastidio nell’anima”: perché?
Il mio fastidio somiglia molto a un qualcosa di “stonato” che sento, ma che non comprendo. Che mi appare illogico sotto qualsiasi prospettiva analitica. Per esempio:
- Quante altre persone, anche più anziane, avranno subito lo stesso trattamento, senza che io, pur sentendo la notizia, mi sentissi “toccata” dalla cosa?
- D’altro canto, avendo sempre avversato il renzismo, non sarebbe stato più logico “gioire” della “nuova”, senza se e senza ma?
Già!, perché non ho “gioito”? Perché ho solamente avvertito un “fastidio” fastidioso, un “fastidio” stonato? Che mi abbia davvero intristito il pensiero di una coppia anziana così trattata? Possibile? Se questo è vero, che fine ha fatto il mio senso per la “giustizia”, dato che, se i giudici indagano, un motivo ci sarà?
Non comprendo, ma vorrei tentare di ragionare logico, non per contorte vie cattomoraleggianti, che non sono le mie vie e non sono i percorsi che la mia anima vorrebbe seguire. Il dubbio ontologico fondamentale rimane, quindi. Come non bastasse, il problema vero è non riesco a trovare appigli di nessuna natura per risolverlo, nulla a cui aggrapparmi senza correre il rischio di scadere in un buonismo che non voglio fare mio, che non è certo un valido scapegoat intellettuale per nessun spirito capace. Insomma, io non sono il Vespa in visita ospedaliera al signor Rossi colpito da una qualsiasi sventura, qualcosa di più da me voglio e debbo pretenderlo. Ma… nulla, il problema ontologico fondamentale resta ancora apparentemente irrisolvibile.
Che sotto sotto abbia la coda di paglia? A ragion veduta, la risposta è no. Che tenda istintivamente verso il politically-correct, malgrado i miei sforzi per correggere un simile vizio? Può essere, tuttavia dato che in questa situazione non sto scegliendo quella scappatoia la questione non si pone. Vuoi vedere che sto cercando di millantare un interesse che non provo? Non saprei, ma so con certezza che il mio “fastidio” era vero, sentito, dunque non millantato.
E se fosse che ho in qualche modo provato empatia? Quella che i cattolici chiamano misericordia? Uhm… se così fosse, si porrebbe un problema serio per un filosofo di belle speranze, ovvero, ci sarebbe chiara evidenza che io non sono lo spirito equilibrato, forte, giusto che vorrei, ma sono un fuscello nel vento mosso da sentimenti opinabili e da questioni che nulla hanno a che vedere con la giustizia. Neppure con quella umana, figuriamoci con una giustizia universale che per sua natura non contempla attenuanti!
Insomma, lungi dall’esser un caso di voler essere la “cattiva coscienza” dell’epoca, questa sembrerebbe essere una faccenda di “cattiva coscienza” e basta, da qualsiasi prospettiva la si guardi. Uhm… che a ben pensarci non è neppure urgente risolvere questo problema ontologico irrisolvibile proprio adesso…. c’è tempo, o no?
Rina Brundu