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LOGUDORO coronimo della Sardegna

logudoro.jpgdi Massimo Pittau.

Logudoro subregione della Sardegna centro-settentrionale (SS). Questo coronimo è stato molto fortunato, da una parte perché da quasi tutti i Sardi viene interpretato – però secondo una evidente etimologia popolare – «Luogo d’Oro», dall’altra perché il suo originario ambito geografico si è allargato parecchio sia per una circostanza storico-politica, sia per un’altra storico-linguistica.

Si riesce a intravedere abbastanza chiaramente che all’inizio il Logudoro abbracciasse una piccola zona della Sardegna centro-settentrionale che faceva capo e perno nel villaggio di Ardara. Infatti, quando nel Medioevo, per sfuggire alle feroci e continue incursioni dei pirati saraceni, il Giudicato o Regno di Torres si trasferì da Porto Torres ad Ardara appunto, esso cominciò ad essere chiamato anche Rennu de Locudore. Ma per questo stesso motivo il Logudoro vide allargarsi enormemente il suo ambito geografico, identificandosi con quello dell’intero Giudicato, il quale comprendeva tutta la parte nord-occidentale della Sardegna, da Porto Torres e dalla Nurra a nord-ovest, fino alla catena del Marghine e del Goceano a sud-est e fino al Montiverru, con Cuglieri, a sud-ovest, al confine col Giudicato di Arborea. Del Logudoro invece non faceva parte a nord-est la Gallura, abitata – come è noto – da cittadini di origine còrsa. Con ciò in effetti il Logudoro finì praticamente con l’indicare quasi tutto il cosiddetto ‘Capo di Sopra’ (Cabu ‘e susu), quello distinto e delimitato dal ‘Capo di Sotto’ (Cabu ‘e giosso) dalla catena montuosa del Montiverru-Marghine-Goceano. In epoca più recente il Logudoro vide allargarsi ancora di più il suo ambito geografico, quando il suo aggettivo cominciò a essere adoperato per indicare l’intera area geografica entro cui si parlava e si parla tuttora la varietà “logudorese” della lingua sarda, varietà che è quella più conservativa e più aderente alla madrelingua latina e che include anche il Nuorese, la Baronia e la Barbagia di Ollolai a sud-est.

Circa l’etimologia del coronimo c’è da premettere che le sue più antiche forme sono quelle medievali, cioè Locudore (CSPS 20, 438) Loccodori (CSNT 216), Lugudore, Logudore (CSMB 21, 146, 219). Siccome però esso non era più compreso dai parlanti, sono in seguito intervenute etimologie popolari con l’appellativo sardo locu, logu «luogo» e con quello italiano oro, e il coronimo fu interpretato e mutato con alcune forme a membri distinti e separati: Logu Ori, Locus Horim, rennu quod dicitur Ore. Inoltre, entrata ormai nella coscienza dei parlanti la equazione Locu = Rennu = Capu, il coronimo fu ulteriormente manipolato fino a dar luogo al vocabolo e alla locuzione Cabudoro e Capu de Oro, Capo d’Oro (SSls cap. V).

Tutto ciò premesso dico di ritenere che invece il nostro coronimo deriva dall’appellativo lat. locatore(m), il quale in Cicerone (Verr. 3.55) e nel Digesto compare col significato di «locatore, chi affitta» e in Vitruvio (1.1.10) con quello di «appaltatore». Io preferisco optare per questo secondo significato e sostengo che il coronimo sardo Locudore deriva dal lat. locatore(m) col significato appunto di «Appaltatore».

Ma “Appaltatore” di che cosa? È abbastanza noto che l’Africa proconsolare o Numidia, la Sicilia e la Sardegna costituivano i tre “granai” di Roma, quelli che fornivano alla capitale le grandi quantità di grano che erano necessarie per sfamare la sua grande popolazione e i numerosi reparti del suo esercito. Di certo la Sardegna era il più importante di quei tre granai per il motivo essenziale che era il più vicino a Roma. Ebbene mi sembra che non si possa dubitare del fatto che il nostro “Appaltatore” in effetti lo fosse delle grandi quantità di grano che dalla Sardegna settentrionale, attraverso i porti di Olbia, Tibula e Turris Libisonis, partivano per il porto di Ostia. In effetti si intravede abbastanza chiaramente che l’Appaltatore, per incarico dello Stato romano procedeva a incamerare e a spedire a Roma le quantità di grano e in contraccambio riceveva dallo Stato un lauto compenso in moneta.

 È possibile almeno intravedere dove avesse la sua residenza e il suo principale centro di attività questo Appaltatore? A me sembra di sì e con grande verosimiglianza ce lo dicono due odierni toponimi della zona. Il primo è Saccàrgia, che indica una località situata al centro dell’ampia vallata che inizia a San Michele di Salvennor, nell’agro di Ploaghe, e finisce a Campo Mela al confine con l’agro di Sassari. Saccargia nel Medioevo era un villaggio citato molto di frequente e chiamato nei documenti più antichi Saccaria, Sacarja (CSPS, CSNT, CDS, RDS, CREST). In virtù di questa sua ampia e solida forma fonetica, la sua derivazione è quasi del tutto sicura: deriva dall’aggettivo sostantivato lat. saccaria. E ne deduco che Saccaria era la località dove l’Appaltatore “ammassava” e “insaccava” le grandi quantità di grano che ricavava dalle zone circostanti e che spediva ad Ostia attraverso il porto di Turris Libisonis oppure quello più vicino di Tibula (Castelsardo).

L’altro toponimo è il nome del borgo di Codrongianus (anche Codrongianos, localmente Codronzanu). Nel Condaghe di Silki il villaggio è citato molte volte come Cotronianu, Cotronianum, Quotronianum, Cotroianum, Cotrongianu. Da questa forma del toponimo è abbastanza facile ricavare una molto verosimile etimologia: tale denominazione derivava da un *Crotonianu(m), che indicava il possedimento di terre da parte di un proprietario denominato *Crotonius = «nativo o proveniente da Crotone», famosa città della Magna Grecia, sulla costa del Mare Ionio. [In epoca medievale questa città è citata come Cotrone (DTI), ma non è da escludersi che tale forma del toponimo esistesse già prima]. La scelta di Codronzanu – che del resto prendeva origine dal suo gentilizio – da parte di Crotonio come sua residenza abituale e come centro principale della sua attività di certo non sarà stata da lui fatta a caso: già in epoca romana le coste e i bassopiani della Sardegna erano stati colpiti dalla infezione malarica, ragion per cui i Romani, per evitarla, fondavano i loro presidi militari e le loro ville o tenute sulle alture. In quet’ordine di cose è molto significativa la posizione in altura di due odierni villaggi, sempre nell’area del Logudoro, che sono di evidente origine romana, entrambi in altura, Romana e Pàdria (dal lat. patria). In stretta analogia faccio osservare che i vescovi di tutte le diocesi della Sardegna, dall’età medievale sino ai tempi recenti, avevano una o più sedi di residenza in altura, dove risiedevano in estate per sfuggire ai pericoli della malaria o – come allora si diceva – della “intemperie”. Ebbene anche Crotonio avrà scelto come sua residenza Codronzanu, nel cui territorio è posta Saccargia e che la domina dalla sua altura, proprio per sfuggire ai pericoli della malaria.

Ma esistono, sempre nella medesima ampia zona, la quale aveva nel passato ed ha tuttora una particolare vocazione alla coltivazione del grano, altri due toponimi che indicavano due differenti centri abitati medievali: Orria Manna, Orria Pitzinna (Orrja), situati nella zona di Chiaramonti-Nulvi, ma da tempo abbandonati e ormai scomparsi. Sono citati nei documenti come Orrea ed Orria e la loro etimologia è abbastanza chiara e sicura: lat. horreum «granaio» o, meglio, la sua forma femm. horrea, documentata nella tarda latinità (DELL), per cui significano rispettivamente «granaio grande» e «granaio piccolo» [manna «grande» dal lat. magnus-a, pitzìnna «piccina, piccola» dal lat. pitzinnus-a (REW 6550; NVLS)]. Ebbene, siccome Chiaramonti confina con Ardara, non è improbabile che anche Orria Manna ed Orria Pitzinna fossero in origine due centri di ammasso del grano effettuato dal medesimo Appaltatore di Codronzanu. Però è anche verosimile che ad Orria Manna ed Orria Pitzinna operasse un Appaltatore differente da quello di Codronzanu; così come è molto probabile che col passare del tempo altri Appaltatori si siano succeduti l’uno all’altro. Si deve però precisare che più in generale è possibile che si trattasse dell’Appaltatore non del grano, bensì delle tasse in generale.