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Parlando di filosofia: riflessioni didattiche

di Massimo Pittau.

In base alla mia abbastanza lunga esperienza di professore di filosofia nei Licei – classico, scientifico e magistrale – e, per un anno, di preside (avevo ottenuto la relativa “abilitazione”), ritengo che i professori di filosofia di questi istituti italiani si possano dividere in quattro gruppi differenti.

1°) Esistono professori i quali prendono lo spunto dai temi di filosofia previsti dai programmi per aprire ampie e libere discussioni con gli studenti. Sono di certo i professori migliori e io ricordo con particolare affetto un mio professore del Liceo di Nùoro, che seguiva questo metodo di insegnamento, che in seguito ho adottato pure io.

2°) Altri professori invitano gli studenti a lasciare da parte il testo di “Storia della filosofia” adottato ufficialmente e procedono a dettare alla scolaresca i loro appunti personali, che poi pretendono che siano ripetuti dagli alunni nelle interrogazioni. Quegli appunti in genere derivano da vecchi testi scolastici ormai fuori uso.

3°) Altri professori tentano – spesso in maniera disperata – di seguire il testo scolastico adottato, magari rendendolo, con la loro personale interpretazione, più difficile e più oscuro di quanto esso effettivamente sia e a maggior ragione più difficile ed oscuro delle opere effettive dei filosofi trattati. In tale modo spesso questi professori tentano di nascondere, dietro il loro linguaggio ermetico, i vuoti della loro preparazione professionale. In generale questi professori non sono stimati dai loro alunni, i quali non riescono ad acquisire nulla né dal testo né dal commento dei loro insegnanti.

4°) La quarta categoria è quella dei professori che non fanno per nulla lezioni di filosofia né di storia della filosofia, mentre si limitano a chiacchierare con gli alunni de omnibus rebus, di politica e soprattutto di attualità. Ovviamente gli alunni, ormai adolescenti e smaliziati, abboccano e non protestano, dato che il sei e perfino il sette finale è assicurato nelle loro pagelle. Talvolta questi professori in una certa misura riescono a salvare la loro figura professionale di fronte ai loro alunni, dato che nei Licei classici e scientifici essi insegnano – e spesso anche bene – pure storia civile e nel Liceo magistrale insegnano pure pedagogia e psicologia.

Quali sono i risultati effettivi dell’insegnamento della filosofia fatto in codesto modo dai citati quattro differenti gruppi di professori? A me capita di sentire spesso anche da professionisti di valore che ai tempi della loro frequenza del Liceo «di filosofia non avevano mai capito nulla». Mi è capitato di sentire di recente uno dei più brillanti conduttori di una trasmissione speciale della televisione italiana affermare che ricordava ancora con fastidio la “noia” delle lezioni di filosofia avute nel Liceo. In ogni modo tutti coloro che hanno fatto gli studi nei Licei affermano sempre di non ricordare nulla o quasi nulla dell’insegnamento ricevuto di questa disciplina.

È dunque un fatto certo ed evidente che l’insegnamento della filosofia nei Licei italiani registra un fallimento quasi totale e quasi generale.

Ed allora la ragione e il buon senso spingono a ritenere che questo insegnamento nei nostri Licei andrebbe notevolmente trasformato e di preciso nel modo seguente.

Torno a mettere in risalto, come evento grandemente positivo, il distacco avvenuto suppergiù agli inizi dell’Illuminismo tra la “filosofia” intesa come la “somma” totale del sapere umano e come si intendeva nell’epoca classica ed in quella medioevale, distacco radicale della nuova “scienza”, quella delle scienze esatte e sperimentali e quelle della natura.

Questo distacco mi consente di affermare una importante verità storica: la “filosofia” è un portato e un merito enorme degli antichi Greci e Medioevali, mentre la “scienza” è un portato o merito enorme dei popoli moderni e contemporanei

 Siccome gli antichi filosofi greci e i professori delle Università medioevali hanno detto tutto o quasi tutto ciò che poteva dirsi in fatto di filosofia, insegniamo agli adolescenti della prima classe del nostro liceo classico e delle corrispondenti classi dei licei scientifici e magistrali questa “storia della filosofia classica”, greca e medioevale. In base alla mia lunga esperienza di professore liceale sono in grado di assicurare che gli studenti la seguivano con interesse e perfino con piacere.

Nella seconda classe del liceo si potrebbe insegnare quel ramo della filosofia che è nato col nascere della “scienza”, cioè la “filosofia della scienza”, che è un portato e un merito dei tempi moderni e che invece gli antichi greci e medioevali non potevano evidentemente conoscere e coltivare.

In questa seconda classe si potrebbero insegnare gli elementi essenziali della “Economia”.

Infine nella terza classe del liceo si potrebbe insegnare il “Diritto”, sia i suoi elementi essenziali, sia la Costituzione italiana, sia infine gli elementi essenziali della “filosofia del diritto”. Non si può per nulla dubitare del grande impatto che questo insegnamento avrebbe nella formazione culturale e politica dei nostri giovani. Nessuno potrà negare che si tratterebbe di un insegnamento umanistico altamente educativo e assai importante per la formazione culturale, civica e pure professionale dei nostri giovani.

Tratto da: “Parlando di Filosofia” di Massimo Pittau