QUEEN MARY E LA DITTA. Ancora sull’ideale “sfida” con Oprah Winfrey
Dal capitolo VII
Malgrado la piattaforma manageriale e di business che accomuna i destini di entrambe queste prime donne della televisione, è fuor di dubbio che il fenomeno Winfrey sia sbocciato grazie a un diverso tipo di empatia con il suo pubblico. Winfrey non è diventata ciò che è diventata per il suo ruolo di amica della porta accanto, di confidente mediatica capace di ispirare fiducia alle nonne e alle zie del vicinato, capitalizzando sulla televisione “dei ritrovamenti e del dolore”, o comunque non solo per questo. Oprah è diventata Oprah per avere saputo instaurare fin da subito un rapporto da pari a pari di tipo intellettualistico con il suo pubblico, presumendo (a sua volta) intelligenza mediatica nei telespettatori, evitando la tentazione paternalistica e dulcis in fundo riscoprendosi accomunata a loro da un fortissimo senso per la curiosità che sa farsi scoperta e scienza, per l’investigazione di tematiche affascinanti, diverse, ma in genere ben lontane da tutto ciò che è socialmente politically-correct. Un tratto caratteristico dei suoi programmi è proprio il coraggio che ha sempre mostrato nel presentare argomenti scomodi come se fossero niente più che un diverso sguardo sul mondo, una diversa prospettiva di visione, un altro motivo di cui parlare, dato che il più delle volte è proprio ciò che sono.
Oggi, questa stella di prima grandezza della televisione americana, è uno dei personaggi più influenti del pianeta, ricchissima e con mai negate mire sulla Casa Bianca. Anche in virtù del suo difficilissimo passato (tra le altre cose subì una violenza in età molto giovane), e della straordinaria maniera con cui è riuscita a lasciarsi tale difficile periodo alle spalle, Oprah Winfrey è diventata un importantissimo role-model americano, cioè un personaggio la cui esperienza di vita si è fatta modello da ammirare e da imitare per i più. Col suo solo esistere, col suo solo presentarsi in questa o quella trasmissione, a un convegno o in parrocchia per una causa benefica, la Winfrey sta insomma dicendo alle migliaia di ragazze che la seguono in tutto il mondo: se ce l’ho fatta io, ce la potete fare anche voi, non abbandonate la speranza!
Possiamo dire che Maria De Filippi abbia la stessa funzione implicitamente didattica in Italia che ha la Winfrey in America? Siamo in presenza della stessa tipologia di role-model? Maria De Filippi è un modello da imitare per le ragazze e i tanti ragazzi italiani che guardano il suo talent? Secondo me la risposta a tutte queste domande è no. Paradossalmente la De Filippi è senz’altro un role-model per tante donne che aspirano a essere imprenditrici di successo, che guardano alla luce della ribalta televisiva come al vero momento di realizzazione di una vita, ma non lo è per tante ragazze altrimenti impegnate. Di contro, per la maggior parte delle donne che lavorano in campi molto diversi da quello della regina Maria, quali il mondo della ricerca scientifica, medica, l’universo educazionale, il modello comunicativo e di intrattenimento da lei proposto, specialmente in programmi come Uomini e Donne, può rappresentare un anti-modello. Può rappresentare cioè un esempio da non seguire, da non far imitare ai più giovani, da non presentare nelle scuole, o almeno nella maggior parte delle scuole. Non hanno tutti i torti queste madri giustamente preoccupate, perché allevare una generazione di giovanotti che si scapigliano in presenza di un loro coetaneo ossigenato che canta in un programma televisivo, o che passano il giorno a postare in Rete commenti su quelle stesse trasmissioni, o a mettere likes sul nuovo outfit del rapper trendy, non è una valida aspirazione per nessuno, né per una famiglia né per una società culturalmente e civilmente sana.
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