QUEEN MARY E LA DITTA: Fenomenologia di Maria De Filippi
(estratto)
Non è certamente un caso che la Maria De Filippi produttrice, autrice, conduttrice sia la moglie dell’ottantenne conduttore Rai e Mediaset Maurizio Costanzo, molto influente ai suoi tempi, nonché creatore della perfetta espressione da marketing edonistico stile anni 80, il mitico “consigli per gli acquisti”. L’onestà intellettuale vuole che si scriva anche di come la raccomandazione della futura moglie Maria nel circolo mediatico italiano sia pure un raro caso di raccomandazione di un vero talento di settore, e dunque solo una persona in malafede avrebbe da lamentarsi di quella intuizione del marito. Purtroppo Costanzo avrebbe dovuto fermarsi lì, alla raccomandazione, senza spingere troppo nel suo ruolo di mentore mediatico. È infatti riconducibile ai suoi insegnamenti, e alla sua potente influenza, almeno a mio parere, la perniciosa Sindrome del berlusconismo mediatico che ha sempre afflitto, affligge e affliggerà la produzione (in senso lato) defilippiana, salvo miracoli artistici al momento non preventivabili.
Negli anni 80-90 la già citata e fortunatissima espressione creata da Costanzo, funzionava anche come una sorta di sineddoche per definire la televisione commerciale, nonché come indovinata esclamazione antifrastica il cui valore lessicale era in grado di riportare bene alla mente la fatica mentale che noi telespettatori, ma forse anche gli addetti ai lavori, dovevamo fare per abituarci agli stacchetti pubblicitari continuati, che fino ad allora era stati inseriti da mamma Rai solo tra un programma e l’altro, o solo tra il primo e il secondo tempo di un film. Peraltro, in quegli anni, quando si menzionava la televisione commerciale, si intendevano soprattutto i canali televisivi di proprietà di Silvio Berlusconi che in quel periodo faceva la sua grande fortuna mediatica e finanziaria e non era ancora sceso, o salito, “nell’arena politica”.
Il menù offerto da quei primi palinsesti privati non era dei più sofisticati: a fare la parte del leone erano i cartoni animati giapponesi, le telenovelas sudamericane, gli innumerevoli spettacolini che riproponevano la tradizione d’avanspettacolo italiana, questa volta accortamente riempiti di lustrini, paillettes e mai mancanti di donnine nude che sculettavano davanti all’occhio attento della telecamera mentre passavano da un lato all’altro dello studio. Lo stile televisivo Drive In[1] imperava e rifletteva l’umore edonista dell’Italia del secondo boom economico, la filosofia yuppie che si respirava soprattutto nella “Milano da bere”, socialista e impegnata a godersi la sua epoca d’oro prima del redde-rationem che avrebbe imposto l’operazione giudiziaria Mani Pulite (1992).
Non è questo un saggio dedicato ad analizzare gli elementi tecnici e antropologici che connotano quello che io chiamo il fenomeno del berlusconismo mediatico, una sorta di spin-off del berlusconismo di matrice prettamente politica che nel bene e nel male ha dominato l’Italia dell’ultimo quarto di secolo, ma certamente non si riuscirebbe a comprendere il fenomeno televisivo Maria De Filippi se non si tenessero in conto gli effetti su di esso della filosofia mediatica che imperava in Italia ai tempi della creazione delle televisioni commerciali berlusconiane. Come ho già annotato, tali “effetti” sono stati accortamente veicolati nello stile televisivo creato da Maria De Filippi tramite i consigli, questa volta meramente tecnici, presumibilmente offerti dal marito alla moglie. Tali consigli non avrebbero potuto che indirizzarla nella direzione tracciata dal tipo di televisione che Costanzo, uno degli storici presentatori RAI diventato anche uno dei primi presentatori passati al Biscione con convinzione, aveva imparato a fare a Mediaset.
Con ciò non sto insinuando che la televisione di Costanzo faccia equazione con lo stile creato e perfezionato dalla moglie, ma si ingannerebbe chi vedesse i due metri operativi troppo diversi: il frutto non cade mai troppo lontano dall’albero!
La tipologia di impegno intellettuale che nel tempo ha fatto suo Maurizio Costanzo, non è la mia favorita, ma sarebbe scorretto non riconoscere nel lavoro di una vita di questo conduttore televisivo tale intento didattico. L’elemento che non mi ha mai convinto nel fare televisione culturalmente-cosciente di Maurizio Costanzo è stato l’ammiccamento, ovvero il continuato strizzare l’occhio verso i peggiori vizi mediatici che infarcivano quei primi programmi delle Reti in cui lavorava. La scusa sempre buona era che la vita sarebbe bianco e nero, sarebbe impegno e disimpegno, sarebbe ironia British e risata scurrile, sarebbe forma, formalità e donnette nude scorazzanti in studio. Il fare esagerato affidamento su una tale impostazione da ideologia decadente, epidermica, perniciosa e pericolosa, ha finito col fagocitare anche il buono prodotto nei suoi programmi come, per esempio, la commendevole lotta contro la mafia.
A questo punto il dubbio è lecito: è Costanzo che non ha mai fatto la televisione impegnata di cui si è sempre vantato, oppure il problema è dato dal fatto che i canali Mediaset sono stati geneticamente ingegnerizzati per porsi in posizione antitetica con tutto ciò che fa Cultura?
[1] Programma satirico creato da Antonio Ricci e andato in onda tra il 1983 e il 1988.
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CONTENUTI: INDICE Premessa I. La rivoluzione prossemica di Maria De Filippi II. Uomini e donne “dello schermo” III. Sugli Amici di Maria IV. C’è posta per te! V. Chi è l’antidiva Maria De Filippi? VI. Il fenomeno De Filippi: c’è vita oltre i consigli per gli acquisti? VII. Sul senso dell’istitutrice Gertrud per la didattica VIII. Maria De Filippi secondo Aldo Grasso e secondo me IX. Queen Mary e la Ditta: testimone d’accusa X. Conclusioni e verità desnuda Bibliografia Note biografiche