Media e regime (34) – Il Caso Ostia (e il Caso PD). Dalle elezioni siciliane al caso Ostia, ritratto di un’Italia sfigurata da tre anni di latitanza politica e amministrativa. Sulla “marcia” dei giornalisti.
La ciliegina sulla torta credo che sia stata la sconfitta (per auto-gol) della nazionale di calcio italiana ad opera della Svezia, la quale debacle ha risvegliato l’antico fantasma di una possibile eliminazione dalla prossima colpa del mondo: l’orrore! No, no, per una volta il renzismo non c’entra, non direttamente almeno, fermo restando che si va a guardare i cicli vittoriosi di una qualsiasi squadra importante, si scoprirà che codesti corrispondono molto spesso a un percorso economicamente sano e ottimista di una intera nazione: il nefasto status-quo sportivo diventa insomma metafora convincente dello stato di epocale degrado civile dell’Italia post-renzismo.
Ma le “perle” che ha prodotto questa nostra amata penisola, sfigurata da tre anni di latitanza politica e amministrativa, da tre anni di arrivismo scaltro e impressionante, dopo le recenti elezioni regionali in Sicilia e le consultazioni amministrative in quel del Comune di Ostia, non sono poche. Tra le tante basti ricordare la Presidente Bindi che, a fattaccio avvenuto, ovvero dopo la vittoria degli “impresentabili”, annuncia: “Parlamento adotti provvedimenti per le Politiche del 2018, l’autocertificazione non basta”. Sì, che non basti dire “io non sono mafioso” è abbastanza plausibile, ma la domanda che preme è un’altra: Perché la Bindi non ne è venuta fuori con una presa di posizione forte nei giorni immediatamente precedenti le elezioni? Perché non ha dato maggiore “visibilità” al problema? Non è forse lei la Presidente della Commissione antimafia? O, forse, crederlo è legittimo a questo punto della questione, tutto andava bene, basta che in Sicilia non vincessero i pentastellati?
Che dire poi del Francesco Rutelli che mentre il PD si rifiuta di partecipare alla marcia indetta dalla sindaca Raggi per manifestare contro l’illegalità in quel di Ostia, mentre si legge di rappresentanti PD che avrebbero pagato per ottenere voti in Sicilia, mentre viene fuori un “marcio” inquietante come non si era visto mai, siede piacione sugli allori a raccontare di come il Caso Ostia… sarebbe dovuto ad una mancanza di “regia pubblica”, nonché a ricordare i supposti meriti della sua amministrazione? Naturalmente non c’è nulla da dire, da aggiungere, da commentare, perché il dissesto procurato da tutte le amministrazioni capitoline, inclusa quella rutelliana, direttamente su Roma e sui comuni limitrofi, è sotto gli occhi di tutti: viva la faccia però! Viva il coraggio!
Dulcis in fundo, dopo il Caso Roberto Spada, ovvero dopo le testate ricevute da un loro collega nell’esercizio delle sue funzioni in quel del Comune di Ostia ostaggio delle cricche criminali, non poteva mancare una “marcia” di “solidarietà” dei giornalisti italiani: che tempra! Che commitment! Che presa di posizione forte e coraggiosa! Del resto, dopo tre anni di scandali renzisti in cui, con esclusione di pochissimi, nessun professionista italico ha saputo alzare la voce per svergognare il ducetto come avrebbe meritato… adesso una “marcia” di protesta ci vuole, è tonificante, propria come accadeva ai bei tempi. In quei tempi in cui pensavamo che l’imperatore giornalistico-italico fosse vestito a festa con leggiadre stoffe, in quei tempi edenici in cui non l’avevamo scoperto ancora nudo come un verme e non ne avevamo ancora sputtanato tutte le sue ataviche vergogne!
Rina Brundu
PS Solo una postilla che la dice tutta sulla situazione… basti far notare infatti che dopo l’ennesima tornata elettorale che certifica il PD(R) intorno al 10-12%, circolano ancora sondaggi farlocchi che lo darebbero al 25%: ma quando mai?! Se questa è una nazione mediatica seria: giudicatelo voi!
Qui di seguito invece… gli screenshot che consacrano alcune delle “perle” e dei nuovi scandali raccontati qui sopra: sic! Che vergogna!