Un ritratto politico: da Maria Elena Boschi alle donne Romanov

Il fatto è che mentre mi documentavo ancora sul caso Vignetta Boschi e navigavo tra gli innumerevoli articoli che suo malgrado la cazziavano per le opinabili difese fattele dalla corte politica d’intorno, alcuni di questi articoli taglienti come spade, il mio prima di tutti gli altri.. mi sono imbattuta in una sua rara foto dal sorriso triste (vedi featured image) che mi parlava oltre lo strato epidermico e superficiale da cui intendono fare parlare questo tipo di immagini gli spin-doctors di partito.
Ben inteso, viviamo tempi in cui qualsiasi “posa” è discutibile, viviamo tempi in cui l’imperativo categorico è non credere mai a ciò che si vede, soprattutto mai mostrare debolezze ne crepe. E tuttavia voglio fare una eccezione, voglio fare finta di credere che questa rara foto guardabile (di norma appena vedo anche solo il fantasma di Boschi o Renzi cambio pagina virtuale, di giornale, canale, finanche cammino se fosse necessario), di una Maria Elena Boschi imbronciata, tristissima e bellissima corrisponda ad un vero stato interno del suo Essere.
Ma se così fosse? Che cosa bisognerebbe dire? Dovrei forse dire che il mondo è cattivo? Che è sovente crudele con noi donne? Che è infame con le bellissime con lei? Sarebbe sbagliato. Doppiamente sbagliato, triplamente sbagliato e anche qui, credo, Niccolò Machiavelli avrebbe molto da dire. Di fatto il potere e il fare politica non hanno sesso e non lo hanno mai avuto, chi avesse dubbi si vada a rileggere anche solo le biografie delle straordinarie donne Romanov, che riportai anche su questo stesso sito tempo addietro, e che non lasciano spazio all’immaginazione su come si comportarono queste signore per emergere e governare, a tutti i costi.
Certo, noi, il machiavellismo dovremmo averlo superato… Così ci dicono, ma è davvero così? A mio avviso non è così e il volere non è potere. La verità recita che per stare dentro dati circuiti devi diventare una pedina molto simile a tutte le altre che fanno vivere tali dimensioni diverse e se l’ambiente è frequentato da sciacalli ti devi trasformare anche tu in uno di quelli, nel peggiore tra quelli… Devi farlo se vuoi sopravvivere. Simili situazioni io le ho personalmente sperimentate nel mondo delle multinazionali, a livelli molto alti e sulle stesse ci potrei scrivere una enciclopedia… anzi, un giorno lo farò. Resta il fatto però che compiangere Maria Elena Boschi per l’offensiva di cui è vittima, a torto o ragione, in questo momento della sua vita politica non servirebbe a nulla e non sarebbe corretto.
Non servirebbe a nulla e non sarebbe corretto per infiniti motivi e uno di questi recita che i problemi del mondo sono altri. Sono i problemi di Jole e Michele che vivono in solitudine la loro vecchiaia e si disperano perché il mondo va a rotoli, sono i problemi di chi ha perso il posto di lavoro ma non sta a lamentarsi o a chiedere sussidi, sono i problemi delle famiglie che si rompono e delle altre che non riescono ad essere felici comunque, delle persone sole, dei malati, degli afflitti soprattutto dalla perniciosa sindrome di non conoscere se stessi, di non sapersi parlare, finanche abbracciare.
Sì, i problemi del mondo sono altri e quelli di Maria Elena Boschi arrivano ultimi. Tranne in un’occasione: quando i suoi problemi personali diventano i problemi di un Ministro della Repubblica e quindi sono potenzialmente in grado di danneggiare una nazione intera proprio come quelli che crea il suo Primo Ministro e il governo di cui fa parte.
Ne deriva che se fare politica – specie in questa età digitale che non conosce freni nell’Essere – è diventato senz’altro un esercizio molto più difficile da svolgere per le donne come per gli uomini, meglio sarebbe che chi non si sente portato non ci si impegnasse…. meglio sarebbe avere il coraggio dell’onestà e fare un passo indietro proprio come fece a suo tempo quella candidata dei pentastellati che ammise apertamente di non riuscire a vivere un tale quotidiano stress: chapeau!
E Maria Elena Boschi? Oltre a mostrare il visino triste forse dovrebbe svegliarsi, magari anche dal sonno comatoso indotto dal renzismo, nella certezza che se una donna vale lo potrà dimostrare un giorno anche senza l’aiuto di quel padrino politico di turno che in Italia è sempre in agguato. Questo in realtà vale per tutte le donne italiane e per le politiche in particolare, laddove dai tempi di Eleonora d’Arborea e di Lucrezia Borgia non si riesce a ricordarne una che sia stata capace di farsi da sé, di guadagnare un dato potere per conto suo e di esercitarlo: un problema culturale, personale, emozionale, una congiuntura astrale? Ah, saperlo!