Scritture italiane del XX secolo da Pitigrilli a Dino Segre
“Ciò che succede ai vivi posso insegnarlo a lei; continui a parlare dei morti”.
Suggerimento dato da una lettrice a Pitigrilli per "costringerlo" ad occuparsi ancora dell’argomento “mistero”.
di Rina Brundu. Non mi stupirei se scoprissi che buona parte degli italiani, e dei giovani in particolare, non ha mai sentito nominare lo scrittore e aforista Pitigrilli, al secolo Dino Segre (1). Nel suo caso la damnatio memoriae è stata procurata dal fatto che a suo tempo fu un membro dell’OVRA, la polizia segreta fascista, e fu responsabile dell’arresto di diverse personalità antifasciste. Intendiamoci, le accuse che gli furono rivolte erano giuste, ma io resto convinta che le colpe di un uomo debbano condannare l’uomo e mai essere usate per formare un giudizio sulla sua capacità artistica. Il rovescio della medaglia è dato dal fatto che, come è avvenuto il più delle volte nell’Italia repubblicana degli ultimi 70 anni, si finisce poi col coltivare miti letterari inestistenti, fraudolenti, belli, buoni e bravi ma che non portano a nulla, che verranno inevitabilmente sputtanati dall’unico fattore che può legittimamente occuparsi di “damnatio memoriae”: il tempo.
Ma, si sa, nell’Italia repubblicana il ritratto dell’artista perfetto è affisso da sempre davanti alle porte e ai portoni di ogni redazione di giornale, o televisiva, dedita alle usate marchette artistiche istituzionali. L’artista perfetto è quindi cattolico, meglio se praticante e se ha conosciuto – in un qualsiasi momento “pregnante” della sua vita – diversi esponenti della nomenclatura vaticana, portato all’esaltazione di costrutti soggetto+verbo+complemento, portato ad italianizzare ogni lemma, nomi compresi, e prima William Shakespeare diventa Guglielmo Crollalanza meglio é. L’utilizzo di “filler” come “negro”, “membro”, “voluttà” è invece non solo permesso ma sponsorizzato e colloca l’eventuale autore-scrittore-creatore direttamente nel filone moraviano-sitiano anelante. Anelante a che? Tendenzialmente a nulla, ma le marchette su Repubblica non te le negherà nessuno! Dimenticavo: se l’artista fosse pure privo di “vizi” deprecati dal Vaticano II, sarebbe meglio, sennò bisogna fare buon viso a cattivo gioco.
Inutile dire che Pitigrilli non rientrava in questa categoria, sebbene anche una veloce analisi della sua scrittura riveli una esagerata dedizione verso le cose di quella cultura cattolica, intesa in questo caso come vero “credo” sentito dall’individuo, penetrante e invadente le possibilità dell’artista, che era purtroppo tipica di quasi tutti gli intellettuali, filosofi e scrittori italiani da Manzoni in su in giù, che li ha di fatto castrati intellettualmente e relegati ai margini della grande letteratura e filosofia europea degli ultimi 300 anni. Però, a mio parere, Dino Segre, indipendentemente da quelle che erano le sue colpe e il suo background culturale, era e resta un ottimo scrittore. Un raro, rarissimo, scrittore italiano bravo. Anche questo rivela la sua scrittura leggera, divertente, coinvolgente, mai noiosa, non concisa ma sempre “necessaria”, aliena al ridondante, brillante, che a momenti ricorda quella di Guareschi e dello stesso Flaiano.
Prendiamo per esempio questo suo libro “Gusto per il mistero”, pubblicato dalla mitica Casa Editrice Sonzogno nel 1954. Nello stesso, Segre confessa tranquillamente di essere personalmente attratto dal mistero ma bisogna dargli atto che da autore capace egli non scrive da partigiano (della tematica). Au contraire, egli tenta fin da subito e all along di guardare all’argomento da una prospettiva oggettiva e godibilmente leggera. Non penso tuttavia di scrivere nulla di strano – e ritengo che Segre sarebbe d’accordo con me – se sostengo che chiunque voglia approfondire le “cose” dello spiritismo italiano dovrebbe leggere Ernesto Bozzano (2), e non Pitigrilli. Io Bozzano lo lessi da adolescente (erano lui e Kafka le mie letture proibite), e ancora oggi – nonostante nel tempo non mi sia fatta mancare nulla sull’argomento, dalle origini (vedi gli esperimenti delel sorelle Fox) fino agli ultimissimi sviluppi tipo obe e nde-controllati -, lo considero una delle rare persone serie che abbia affrontato questi spinosissimi argomenti anche con l’ausilio di un metodo quasi “scientifico” nell’approccio.
Ma ecco una storiella, tra le tante che puntellano lo scritto di Segre, che racconta al meglio la cautela usata dall’autore: “Il lettore e antiquario francese Ambrogio Vollard, dovendo spedire un messaggio a un cliente che abitava a Meudon scrisse un “pneumatico” e lo impostò personalmente alla posta centrale di Parigi; quando tornò in bottega, trovò la propria lettera sulla tavola. Mentre rifletteva sul fenomeno entrò un amico spiritista al quale raccontò l’accaduto. Con l’amico spiritista tornò alla posta e fece impostare il pneumatico da lui. Al ritorno, la maledetta lettera era di nuovo sulla tavola. Tornarono una terza volta alla posta parlando di demoni, di spiriti dei folletti, di anime dei defunti, di entità di bassa condizione…. Quando tornarono alla bottega, incontrarono sulla porta un fattorino delle poste, che disse: “E’ la terza volta che riporto questa lettera, perché a Meudon non c’é posta pneumatica”.
E non finisce qui! In realtà la sua scrittura effervescente e così incredibilmente moderna da permettere a Pitigrilli di creare all’interno della narrazione infiniti momenti di riflessione perfettamente validi ancora oggi; ovvero, infiniti momenti senza-tempo che sono di norma la prima spia della capacità (in potenza) di un qualunque autore di diventare un classico. Detto altrimenti, e se così facendo non risultassi troppo supponente, non esiterei a consigliare ai giurati del Premio Strega di-questi-tempi di rileggere anche Segre quando si sentono “prudere le mani” e si dispongono a votare qualunque puttanata pur di votare un testo a cui poter assegnare l’ambito premio (un momento, ripensandoci sono anni che ho issato la bandiera della supponenza a prescindere e per dar conforto d’intelletto alle comari che un giorno sì e l’altro pure frequentano comunque questo sito, e dunque vada come se il consiglio – peraltro non richiesto – fosse stato dato).
Eccone infine una delle “spie” a cui accennavo qui sopra. Pitigrilli cita infatti la storia di una giovane medium orientale tal Esther Karapetian che si suicidò quando fu scoperta ad imbrogliare e conclude filosofico: “Quella signorina ha sbagliato: gli scandali durano un breve momento, le notizie sbiadiscono, si scolorano, si alterano; nuovi elementi si sovrappongono; dopo qualche settimana non si sa più come è andata. In secondo luogo, il gusto del mistero e l’attrattiva dell’inconoscibile sono così potenti, da annebbiare le menti più illuminate, e i passionali del mistero si ostinano a credere anche davanti alle prove documentate della frode”.
Straordinaria e quanto mai d’attualità la prima parte di questo brano: pare il manifesto politico giustificante tutta la corrutela politica di oggi e le azioni di chi la perpetra! La seconda parte racconta invece una grande verità che non fa che confermare l’idea delle infinite perle che Pitigrilli sapeva mettere nella sua scrittura per renderla valida. A titolo di cronaca segnalo che ho ricercato il nome di questa medium ma sembra che la Rete non ne conservi traccia. Non si può che concludere che se Internet ne ha obliato la figura, nel suo caso la “damnatio memoriae” ha funzionato molto più dei maldestri tentativi della casta pseudo-intellettuale italiana, repubblicana, di far dimenticare l’arte di questo grande autore nostrano.
Lunga vita all’autore Pitigrilli, al secolo Dino Segre, e che qualcuno si decida presto a mettere tutte le sue opere in versione digitale su Amazon per eternarle: lo meriterebbe davvero!
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Come? Tutto qui? Dirà il mio unico lettore appassionato di misteri-a-tutti-i-costi, che mi ha seguito fino a questo momento con un sol pensiero in testa… Ah, sì… no, non l’ho dimenticato…. Ecco dunque l’epico (?) momento in cui nel suo libro Pitigrilli racconta come doveva essere “utilizzato” il famoso colore verde di Gustavo Rol, vale a dire uno dei tre elementi (insieme alla quinta musicale, cioè ad un particolare accordo di due note, e al calore), che, diceva lui, gli permettevano di compiere i suoi “esperimenti”… Non ho tempo per riportarlo nero su bianco, quindi pubblico il solo screenshot... basta scaricarlo, ingrandire e la scrittura si leggerà benissimo. Enjoy e se riusciste a fare qualche miracolo… provate a far scomparire questo governo: non ci sarà “damnatio memoriae” che terrà o potrà qualcosa contro l’amore e la riconoscenza eterna che vi riserveranno i posteri!

Tratto dalla pagina 87 de “Gusto per il mistero” di Pitigrilli (Sonzogno Editore, 1954) – La “sua” raccomandazione si riferisce naturalmente alle raccomandazioni fatte a Gustavo Rol dal misterioso polacco che lo iniziò e di cui certamente sanno già gli aficionados… inutile ripetersi!