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I burosauri dormiglioni di Bruxelles

Brandende_Grote_Marktdi Michele Marsonet. Quando qualcuno si azzarda a dire che l’Unione Europea non funziona è subito costretto a incassare critiche feroci, e gratuite, di anti-europeismo, come se Europa e UE coincidessero. Magari fosse così, lo vorremmo tutti. E invece tra l’idea che avevano in mente i padri fondatori e il vorace e immenso baraccone burocratico di Bruxelles corre la stessa differenza che c’è fra giorno e note.

Se poi quel qualcuno fa un passo in più e osa aggiungere che l’Unione Europea sa solo “far di conto”, e neppure tanto bene, adottando una visione della realtà e una strategia di tipo puramente ragionieristico, si aprono le cateratte dell’indignazione. Per quanto riguarda il nostro Paese, secondo alcuni è sufficiente cedere quote della nostra sovranità (oltre a quelle già cedute). Compiuta tale mossa i problemi si risolverebbero come d’incanto e, finalmente, potremmo avviarci verso quel futuro luminoso auspicato da rampanti commissari finnici e baltici che prendono ordini da Berlino e Francoforte.

Si tratta naturalmente di mere fanfaluche, che non meriterebbero attenzione se non fossero il segnale allarmante di una scarsa consapevolezza circa quanto sta avvenendo al di fuori dei confini UE. Parlo delle sempre più rilevanti minacce militari provenienti da aree molto vicine all’Unione, in alcuni casi addirittura di fronte alle nostre coste come accade per la Libia.
In altre parole, mentre l’attenzione per i conti è spasmodica, quella per la difesa risulta pressoché inesistente. Non parlo solo dell’assenza di una politica della difesa comune, ma pure del fatto che le forze armate dei vari Paesi membri versano in una situazione incresciosa, e proprio nel momento in cui le minacce armate esterne diventano ogni giorno più concrete.

Le due ex potenze coloniali, Francia e Regno Unito, possono ancora contare su un discreto apparato militare, anche se i tagli di budget stanno coinvolgendo in pieno pure Parigi e Londra. In ogni caso gli anglo-francesi non sono in grado di garantire da soli la sicurezza UE. Anche loro, come gli altri, devono alla fine contare sullo scudo americano.

Si apprende poi, con una certa sorpresa, che perfino la situazione delle forze armate tedesche è tutt’altro che brillante. La Bundeswehr, come hanno rivelato alcune inchieste, non è in grado di adempiere pienamente agli impegni NATO e, a causa dei continui tagli di bilancio, i mezzi a disposizione manifestano un’usura preoccupante. Come se non bastasse si prevedono ulteriori riduzioni delle spese destinate alla difesa nel prossimo futuro.

Di Italia e Spagna meglio non parlare. A Madrid si è deciso di razionalizzare per mantenere operativo “almeno” il 10% delle forze armate, mentre da noi la percentuale del Pil destinato alla difesa è ormai sceso allo 0,8%. Si possono infine tralasciare i Paesi minori – anche se non gradiscono essere definiti così – poiché il loro contributo è comunque minimo. Sono più a loro agio, come prima accennavo, quando si parla di conti, sforamenti del deficit e parametri economici da far rispettare.

Il panorama non sarebbe così tragico se la situazione internazionale fosse relativamente tranquilla e se alla Casa Bianca ci fosse un Presidente più deciso. Nell’un caso e nell’altro è esattamente il contrario. Le aree di crisi si moltiplicano e sono spesso a ridosso dei confini UE. Dal canto loro gli Stati Uniti, e su questo punto Barack Obama ha ragione, si sono stancati di fare da scudo e pretendono che gli alleati spendano in modo adeguato per la loro difesa, senza supporre di poter pensare solo ai bilanci e delegando agli USA quasi tutte le incombenze militari.

Di un dibattito serio su questi problemi a Bruxelles non v’è neppure l’ombra. E’ davvero così strano denunciare tale fatto e dire che la UE, se vuole sopravvivere, deve cambiare strategia? Prima il Califfato sembrava un’entità esotica che poco riguardava l’Unione. Ora è ai confini della Turchia (membro della NATO), e milizie a esso vicine acquistano un’influenza crescente in Libia e nella sponda meridionale del Mediterraneo. Quanto tempo ci vorrà ancora prima che Bruxelles si svegli?

Featured image, La Grand Place durante il bombardamento di Bruxelles del 1695

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