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L’America sta diventando una gerontocrazia

di Michele Marsonet.

Dopo l’ultimo dibattito tra i due candidati alla Casa Bianca, crescono in modo esponenziale negli Usa i dubbi sulla capacità di Joe Biden di poter ancora svolgere l’incarico. L’81enne presidente non sembra nutrire dubbi al riguardo, e ha già fatto capire di sentirsi in grado di svolgere al meglio il proprio compito. Il problema è che, se ottenesse la “nomination” democratica, rientrerebbe alla Casa Bianca, nel 2024, alla tenera età di 82 anni, e terminerebbe il suo mandato a 86.
Decisamente troppo, pensano in molti, e l’establishment democratico sembra giustamente allarmato da questa possibilità. Si noti che Biden, considerata l’età, non si comporta poi così male. Tuttavia sono molti gli episodi che impensieriscono i maggiorenti del Partito, a parte la pessima prestazione nel dibattito con Trump. Il presidente tende spesso ad inciampare mentre sale le scalette dell’aereo. Altrettanto spesso ha crisi di amnesia, confonde nomi e date, e si dimostra poco lucido nelle conferenze stampa.
Non a caso, infatti, quest’ultime si sono diradate, pare dietro consiglio del suo stesso staff, che in molte occasioni ha addirittura corretto (o smentito) le sue dichiarazioni. Lecito chiedersi, a questo punto, chi comandi davvero a Washington. Eppure l’anziano presidente appare più che mai convinto a ripresentarsi, probabilmente perché non vede dietro di sé alcun plausibile sostituto.

Del resto la sua vice, Kamala Harris, si è dimostrata assai inferiore alle attese, e nessuno la considera una candidata da prendere in considerazione. Dietro i due c’è il vuoto, e questo fatto preoccupa molto.
Idem per i repubblicani. Donald Trump ha 78 anni ed è deciso a ricandidarsi a dispetto dei suoi innumerevoli guai giudiziari. Se ottenesse la “nomination” repubblicana inizierebbe il suo mandato a 79 anni, e lo terminerebbe a 83. Un po’ troppi, anche in questo caso.
Nel Partito repubblicano sembrava acquistare peso la candidatura del 45enne Ron DeSantis, ultraconservatore e attualmente governatore della Florida. Avrebbe l’età giusta, me nei ranghi del Partito è assai meno popolare del “tycoon” newyorkese, e vi sono ormai dubbi sulle sue possibilità di riuscita.
Il problema vero, però, è un altro. La classe politica Usa, come quella degli altri Paesi occidentali, attraversa una crisi profonda, e figure nuove stentano ad emergere. La gerontocrazia, pertanto, è dietro l’angolo, il che induce ad essere pessimisti circa la capacità americana di conservare la leadership del blocco occidentale.