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Biden sta cambiando la politica estera Usa

di Michele Marsonet.

A pochi giorni dal suo insediamento alla Casa Bianca, Joe Biden sta cambiando in profondità la politica estera degli Stati Uniti. Tutti se l’aspettavano, ovviamente, ma forse non con tale rapidità.
Cominciamo con le novità più scontate. Il neopresidente aveva promesso di lavorare molto per ricucire i rapporti con gli alleati, tanto europei quanto asiatici, rapporti un po’ oscurati dallo slogan trumpiano “America first”. Per quanto sia presto per valutare eventuali effetti concreti, ci sono già state risposte positive dall’Unione Europea e da antichi alleati in Asia come Giappone e Corea del Sud.
Il “multilateralismo”, parola abborrita dal “tycoon” Newyorkese, è tornato di moda e sembra delinearsi la proposta di una rinnovata alleanza tra le democrazie per frenare le ambizioni e l’espansionismo dei regimi autoritari.
Altrettanto scontato è l’atteggiamento più fermo – per non dire ostile – nei confronti di Vladimir Putin (che con Trump, invece, aveva un rapporto tutto sommato positivo).
Joe Biden è tra coloro che sono convinti dell’interferenza russa – e della sua importanza – nelle elezioni Usa. Non a caso, dopo il suo insediamento torna a circolare la voce che Donald Trump fosse stato già contattato dai servizi segreti russi negli anni ’90 del secolo scorso, e poi in qualche modo convinto a collaborare con Mosca.
Difficile credere a una simile notizia, che odora tanto di “fake news”. Tuttavia, il fatto che circoli con insistenza lascia capire quanto l’aria sia cambiata a Washington, ed è un’aria certamente meno favorevole al Cremlino.
Tra le succitate novità scontate va annoverato anche l’appello al rispetto dei diritti umani, rivolto sempre ai regimi autoritari (Cina inclusa). Era, com’è noto, uno dei principali cavalli di battaglia di Barack Obama e di Hillary Clinton, il che significa che Biden ha deciso di ripercorrere i passi del primo presidente afroamericano della storia Usa. Il quale, del resto, lo ha molto aiutato nel corso delle primarie democratiche e dell’ultima campagna presidenziale.
Resta, per ora, l’incognita del suo atteggiamento verso la Cina. Biden ha già posto sul tappeto molti problemi. In primo luogo la repressione antidemocratica a Hong Kong, e quella praticata contro i tibetani e gli Uiguri musulmani del Xinjiang. In secondo luogo l’espansionismo militare nel Mar Cinese Meridionale, che molto preoccupa i militari americani e in pratica tutti i Paesi dell’area.

Le sue parole, tuttavia, pur apparendo ferme, non condividono la violenza verbale di Trump, e ciò fa capire che il neopresidente si sforzerà, per quanto possibile, di ricucire dei rapporti minimi con la Repubblica Popolare. Cosa non facile visto che tali rapporti hanno avuto un peggioramento costante negli ultimi anni.
La vera novità che Biden ha introdotto nella politica estera Usa riguarda le relazioni con l’Arabia Saudita da un lato e con l’Iran dall’altro. Trump aveva stabilito con i sauditi un rapporto di ferro, appoggiando il loro intervento militare in Yemen diretto contro le milizie sciite Houthi filo-iraniane.
In questo caso il neopresidente ha in pratica rovesciato il tavolo, invocando la fine della guerra yemenita e invitando implicitamente Riad ad assumere una posizione più moderata e meno bellicosa.
Si tratta di un cambiamento di grande portata. Trump aveva favorito apertamente i sunniti e il loro Paese leader, l’Arabia Saudita. Ora invece si delinea, per quanto in maniera ancora indistinta, un riavvicinamento a Teheran e al mondo sciita.
Anche in questo caso Biden segue le orme del suo mentore Obama, probabilmente favorendo un rinnovo – non si sa ancora in quali termini – dell’accordo sul nucleare con gli iraniani di cui proprio Obama era stato il promotore.
Dobbiamo quindi attenderci dei cambiamenti rilevanti nella politica estera statunitense, forse maggiori di quelli che gli osservatori si attendevano. In linea con la politica tradizionale del Partito democratico, è pure plausibile pensare a un maggiore interventismo (anche militare) Usa all’estero, a differenza di quanto era accaduto con la presidenza Trump.