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Cronache dall’era della pandemia

di Michele Marsonet.

Pur non amando i toni apocalittici, temo che la pandemia abbia causato una frattura irrimediabile nei rapporti umani, a livello tanto individuale quanto sociale. Ci stiamo in sostanza abituando a considerare normale una situazione che non lo è affatto, senza più coltivare la speranza che in un futuro più o meno prossimo si possa tornare a relazionarci con gli altri nella modalità che ci è propria, vale a dire attraverso rapporti personali basati su parole vive e su sguardi diretti.
Eccessivo pessimismo? Non credo proprio. Al contrario, penso che Martin Heidegger – filosofo che non ho mai amato – si sia preso una grande rivincita. In fondo era stato proprio lui a metterci in guardia circa i pericoli che la tecnica pone a uno sviluppo equilibrato dell’umanità. Sostenne infatti che la tecnica violenta il pensiero rendendo ogni presenza – inclusa quella umana – un oggetto da manipolare e da impiegare.
Il concetto di “persona”, per noi così pregno di significato perché definisce la nostra stessa essenza, recede sullo sfondo per lasciare il posto a relazioni artificiali che si estrinsecano solo all’interno della Rete. E’ quest’ultima a decidere chi e cosa siamo, assegnando a ognuno di noi una casella cui si accede, per l’appunto, solo attraverso rapporti puramente virtuali.
Dopo una lunga esperienza di insegnamento universitario, nel corso della quale ho sempre attribuito al rapporto personale con gli studenti, al continuo scambio di domande e risposte, un ruolo decisivo, mi accorgo che tutto sta cambiando.
E qui occorre rilevare che mentre il Ministro per la Pubblica Istruzione ha cercato in tutti i modi di tenere le Scuole aperte, avendo capito che la tanto osannata “didattica a distanza” è un’enorme bufala che causa solo danni, il Ministro dell’Università e Ricerca (un Rettore universitario, lo si noti) ha invece brillato per la sua assenza dal dibattito e per un silenzio più che tombale.
Eppure anche negli atenei sarebbe possibile, volendolo, adottare misure di sicurezza e garanzia assicurando almeno l’alternanza tra didattica in presenza e a distanza.

I corsi biennali hanno di solito meno studenti rispetto a quelli triennali, e si presterebbero senz’altro a praticare esperimenti di questo tipo. Eppure nulla da fare. L’ex Rettore della Federico II di Napoli, nominato Ministro dell’Università in quota PD, brilla come dicevo poc’anzi per il suo silenzio assoluto. Le aule universitarie restano vuote e, nella stragrande maggioranza dei casi, vuoti restano anche gli uffici amministrativi ai quali gli studenti si rivolgono per le loro pratiche. Si dice che riversando tutto nel web i risultati sono esattamente gli stessi, ma non è affatto vero. Mancando l’interazione personale tra docenti e studenti, e tra quest’ultimi e personale amministrativo, l’attività ne risente in modo pesantissimo, anche se gli ottimisti continuano a dirci che non è così.
Nel frattempo gli atenei telematici hanno capito l’antifona e stanno facendo propaganda per attirare gli studenti. Come dar loro torto? E non è tutto. Nel mondo accademico ci sono già coloro che invitano a proseguire la didattica a distanza anche quando la pandemia sarà finita facendo così mancare ogni motivazione per realizzare operazioni di questo tipo. Dovremo forse rassegnarci a vedere gran parte delle nostre università (o forse tutte?) trasformate in atenei telematici.
E qui siamo di fronte a una vera e propria crisi di civiltà. L’insegnamento da remoto è utile in casi di nicchia o per chi non può frequentare in presenza per vari motivi. In tutte le altre circostanze, ripeto, è una grande bufala, peggio ancora se avallata dalla maggioranza de mondo politico.
Nulla può sostituire l’interazione personale tra docente e allievo nel corso di lezioni, esami e tesi di laurea. Chi afferma il contrario è semplicemente in malafede. La pandemia ha dunque fornito una ghiotta giustificazione a tutti coloro che vogliono ridurre non solo l’insegnamento, ma tutti i rapporti sociali e politici, a continui “clic” sulle tastiere dei computer. L’umanità uscirà sconfitta più dalla stupidità che dalla stessa pandemia.