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Filosofia. Elisabeth Förster-Nietzsche e il Terzo Reich

Elisabeth_förster_1894aSì, stiamo parlando di quella sorella a cui un tempo Friedrich Nietzsche disse queste mirabili parole: “Se vuoi raggiungere la pace dell’anima e la felicità, abbi pur fede, ma se vuoi essere un discepolo della verità, allora indaga”. Elizabeth “indagò” a modo suo, editando l’opera omnia del famoso fratello, adattandola alle necessità della terribile storia che diveniva nella Germania weimariana, creando il mito della volontà di potenza a uso e consumo di un Terzo Reich che oltre che di morfina, di droghe di qualsiasi specie, si faceva anche di miti pensati apposta per creare un substrato culturale tanto epico quanto improbabile.

Sdegno! Sdegno è tutto ciò che si prova quando nella nostra vita abbiamo la fortuna di incontrare il genio così raffinato di un uomo che con la sua arte ha detto tutto ciò che c’era da dire sulla storia del mondo così come si è estrinsecata fino al giorno in cui è dipartito, e qualcun altro, dopo quella partenza ne ha approfittato per svendere tale genialità ai peggiori criminali che abbiano mai camminato sulla faccia della terra. La sola idea di un Heinrich Himmler, teorico e gestore dell’idea della super-razza ariana, del mitico “realm” di origine atlantidea che avrebbe dato origine alla invicincibile razza germanica, che fa e disfa sul concetto profondamente filosofico di oltre-uomo (non di super-uomo), ripugna come pochissimi altri crimini intellettuali pure perpetrati da questo criminale esperto inoltre di meri crimini contro l’umanità.

Fortuna vuole però che quando sulla nostra strada incontriamo l’arte mirabile di Friedrich Nietzsche, le possibilità di “misunderstanding” siano davvero poche, sia su piano pratico (basti ricordare la rottura con Wagner causata tra l’altro dalla deriva nazionalistica nell’opera di quest’ultimo), sia su piano ideale, laddove anche una lettura svagata della sua opera omnia racconta una sola verità: dopo la grande filosofia greca, c’è solo Nietzsche e solo da Nietzsche si può partire per organizzare un sistema filosofico futuro davvero degno di questo nome; superando la filosofia nietzchiana, certamente, perché appare anche chiaro che l’incapacità di muovere oltre la sua stessa idea di una umanità abbandonata al suo destino necessariamente ateo dopo la morte di Dio e la caduta di tutti gli idoli, sia stata alla base non solo della sua malattia del corpo ma anche e soprattutto di quella dello spirito, ma non ci può essere nessun “muovere oltre”, per noi, senza partire da Nietzsche.

Per certi versi si potrebbe dire che la filosofia nietzschiana sia la capacità cogitativa dell’Essere elevata alla settima potenza: è più forte della filosofia greca come tutte le “esperienze” che si fanno forti dall’essere riuscite a superare duemila anni di ostacoli e difficoltà formidabili (e quali difficoltà più grandi per la mente umana di quelle poste da duemila anni di superstizione cristiana che in quanto a corruzione intellettuale nulla aveva e ha da invidiare a quella nazista?), supera Shopenhauer e Heidegger e si risolve in sé, mirandosi come Narciso dalla cima delle alte montagne preferite da Zaratustra, quasi a voler dire “Ecco, sono giunto qui, più in alto non posso salire, ora tocca a voi fare il prossimo imprescindibile passo”.

Come ben si evince il “passo” fatto dalla sorella di Nietzsche non è proprio quello che avrebbe inteso il filosofo, ma a ben pensarci questo non sorprende: per ognuno di noi che riesce a salire sulla cima della montagna, a realizzare la profonda miseria intellettuale della condizione umana (prima ancora di quella materiale), miliardi si spendono e si affaticano a valle alla stregua di talpe orbe che continuano a scavare cunicoli nella grande montagna, anche quando perfettamente coscienti di avere completamente perso il senso dell’orientamento. Alcuni si limitano a piangersi addosso, altri costruiscono castelli, altri, come i pavoni, si lustrano le piume con premi immeritati, altri si gloriano della scrittura talentara, altri ancora vivono per respirare, mangiare e scopare alla stregua di maiali orwelliani mancanti di senno.

Ma Nietzsche era di diversa tipologia, forse non sarebbe azzardato dire che Nietzsche era il vero oltre-uomo che sa elevarsi sopra le sue possibilità senza l’aiuto di dei farlocchi, o di politicanti nazisti in vena di riverirlo e di predare sul suo genio. Nella sua disperata ricerca di solitudine e di spazio per cogitare c’è il marchio di fabbrica di una intera esistenza dominata dalla genialità più pura. L’arte nietzschiana in realtà è l’alfa e l’omega di tutta la filosofia, l’inizio e la fine, il punto di arrivo e di partenza… anche per la filosofia dell’anima del futuro che verrà, su questo non ci sono dubbi.

Rina Brundu