Impegno e coraggio – L’esempio etico di Daphne Caruana Galizia
Ci sono malfattori dovunque.
La situazione è disperata.
Daphne Caruana Galizia, l’ultima frase sull’ultimo suo post.
Oggi il premier maltese – quello stesso che era stato fatto oggetto dalle inchieste di Daphne Caruana Galizia, la giornalista e blogger assassinata pochi giorni fa – avrebbe fatto un appello, offrendo anche una ricompensa – a chiunque abbia informazioni sulla morte della donna. Il premier avrebbe chiesto a codesti improbabili detrattori delle male pratiche amministrative che si facciano avanti: belle parole. In dato modo anche insultanti perché – vista la sua posizione – forse avrebbe fatto meglio a farsi da parte e a lasciare che altri nel governo e nelle forze di polizia si occupassero dell’inchiesta. Così facendo trasmette solo l’impressione che stia cercando di ripulirsi la coscienza.
Scrivo queste poche righe perché linkerò questo post e l’immagine di Daphne a tutte le pagine del sito: voglio dare il mio piccolo contributo affinché questa coraggiosissima e ammirabile blogger non venga dimenticata. Galizia, lo temo, sarà infatti un’altra di quelle tante eroine della libera informazione 2.0., che moriranno di nuovo nella memoria dei più, presto, molto presto. Verranno uccise mediaticamente perché scomode, perché senza padrini importanti, perché davvero capaci di fare giornalismo e blogging di denuncia. Quest’ultimo per tanti versi è molto più difficile del fare giornalismo. Di fatto il giornalista appartiene a una casta e dunque, prima o poi, ci sarà sempre qualcuno che spenderà una buona parola per lui o per lei… Simili comportamenti li vediamo spessissimo in Italia, dove si tende a creare miti che poi raramente riescono a sopravvivere alle responsabilità civili e politiche di cui vengono caricati.
Il blogger di denuncia è invece un mastino solitario, uno che non si occupa di salotti trendy ma l’impegno d’intelletto lo vive e lo paga sulla pelle. È uno che non avrà mai nessuno a difenderlo, soggetto agli attacchi più infami, sovente perpetrati nell’impunità da malfattori nascosti dietro un nick, dalla feccia dell’umanità… Eppure, proprio per questo il blogger di denuncia sarà la vera figura che già ora, ma soprattutto fra venti o trenta anni, bisognerà seguire se si vorrà almeno leggere una virgola di verità non piegata all’interesse di bottega.
Nel mio piccolo credo di avere già sperimentato in pieno molte delle nefandezze di cui si può essere vittima, ma garantisco che nessuna di queste mi ha mai indotto a fare un passo indietro, anzi! Neppure il perdere la nostra vita può essere una minaccia valida, o una questione che ci deve indurre a discostarci dal percorrere un cammino di profonda onestà intellettuale: noi infatti possiamo tirare le cuoia, ma ci sarà sempre un altro che continuerà il nostro lavoro. Questo è vero in ogni campo ed è in fondo la ragione ultima che ci spinge a coltivare speranza. Non ne esistono altre.
Rina Brundu