Cosa loro. Il caso Bonafede e l’offesa alla nostra anima
Più che un post sarà un epitaffio. Si tratta dell’epitaffio che, nostro malgrado, racconta la fine dell’illusione democratica italiana. Si tratta dell’epitaffio che certifica uno stato comatoso irreversibile, la morte clinica della nostra Repubblica.
Ed è in fondo per questo che si scrivono due righe, rubando il tempo ad un tempo che non c’è; rubando il tempo ad un tempo che ora come mai prima dovrebbe essere dedicato allo studio, alla ricerca, a un qualsiasi diversivo intellettuale degno che impedisca alla mente di concentrarsi troppo sulla contingenza politica e culturale perniciosa. Mafiosa?
Di fatto, non starò qui a blaterare del prevedibile salvataggio di un ministro della Giustizia che ha calpestato la dignità e l’onore della nostra nazione (la nostra dignità e il nostro onore), da parte del renzismo massacrato dal popolo il 4 marzo 2018, ma ancora vivo nonché determinatissimo a mettere il culo su quante più cadreghe pubbliche possibile; non starò a scrivere del Berlusconi che gode col piede in due scarpe, feroce cane da guardia impegnato a votare in sede europea e italica insieme ai nuovi kompagni grillini; non starò a scrivere del Grillo che oserebbe ancora pubblicare, scrivere, ciarlare, raccontare al mondo che esiste come se il mondo non avesse altri cavoli a cui guardare o non sapesse (almeno lui) cosa sia il senso della vergogna…; non starò a scrivere di una casta mediatica connivente, primo sponsor di un degrado politico e morale come mai avevamo potesse palesarsi nella nostra Italia…
Di contro, mi sarebbe piaciuto parlare dell’offesa arrecata giusto quest’oggi, in sede parlamentare, alla nostra anima. Si tratta, infatti, di un’offesa a suo modo indelebile. Un’offesa che fa male. Un’offesa di quelle così dolorose che non si possono più mondare. Una offesa che svilisce il nostro senso della decenza, il senso stesso del nostro esistere.
Proprio così! A ben pensarci si tratta di una offesa ontologica nella sua natura, ancora prima dell’essere una mera mossa politica criminale.
Sì, mi sarebbe piaciuto farlo, mi sarebbe piaciuto scriverne… ma date offese a carico dell’anima ci uccidono dentro. Ci impediscono di coltivare speranza e fermano il tempo.
Allora non ci resta che sognare di come un giorno, magari un giorno non troppo lontano, forse arriverà un qualche Godot determinato a salvare anche noi… A salvare noi che ripudiamo le sette politiche e i loro intrallazzi; noi che ripudiamo questo anelito verso il potere fine a se stesso, questa corruzione etica e intellettuale senza contenimento; questo dirispetto delle istituzioni senza soluzione di continuità.
Un Godot che possa rendere giustizia ad un intero popolo, certo, ma soprattutto che possa rendere giustizia alla sua… alla nostra… alla mia anima e al suo dolore muto.
Sì, forse arriverà. Un giorno.
Rina BRUNDU