Sul ballo del qua qua di Alessandro Di Battista
“Questo è il ballo del qua qua e del papero che sa… fare solo qua qua qua più qua qua qua…” così cantava Romina Power quando ero bambina, creando un jingle che, nel tempo, ha saputo modellarci la mente. È diventato finanche retorica nobile, quando il ballo del “qua qua” va a significare il ballo del nulla sul nulla teso a produrre solo altro nulla cosmico.
A mio giudizio, il “ballo del qua qua” può diventare espressione quanto mai adeguata anche quando si vuole descrivere il dibattistismo, ovvero la dottrina e “l’azione politica” (si fa per dire) portata avanti dal grillino Alessandro Di Battista dopo l’implosione del Movimento Cinque Stelle. Diversamente dal suo “garante” Giuseppe Grillo da Genova che, da quando ha consegnato un intero partito politico nato, si diceva, per azionare il “cambiamento” in Italia, alla peggiore classe politica che abbia prodotto la nostra nazione dal dopoguerra ad oggi (ma forse anche prima) -, sembrerebbe avere avuto la decenza di ritirarsi dalla scena, Alessandro Di Battista, suo braccio sinistro dei tempi migliori… sarebbe ancora in circolazione.
Per intenderci Di Battista è quel ragazzo che un tempo si appostava davanti ai cancelli della villa arcoriana di Berlusconi a urlare: “Vieni fuori psiconano!”, e che adesso sta quasi per accogliere benevolmente (lui o i suoi Kompagni non fa differenza!) lo zio Silvio nel governo giallorossicciorolex all’insegna del mitico motto: o poltrona romana o morte! Anzi, per dati versi non mi stupirei se, uno di questi giorni, lo stesso Silvio Berlusconi, magari decidendosi finalmente a lasciare la riviera francese dove si sarebbe ritirato in tempo di Coronavirus, si recasse di persona davanti all’appartamentino di Di Battista e gli urlasse: “Vieni fuori, se hai i coglioni!”.
Proprio così! Non a caso il problema del Di Battista di questi tempi sembrerebbe essere il coraggio… mancante. Per carità!, lui il culo sulla poltrona non ce l’ha: questo bisogna scriverlo a chiare lettere, anche se adesso questo status-quo sembrerebobe più un fattore procurato da una coincidenza astrale che da una meditata mossa politica! Ma se è vero che il suo deretano non poggia su alcuno scranno sontuosamente pagato dal contribuente, è pur vero che questo non possiamo dirlo dei suoi già menzionati kompagni di merende i quali, nel dato periodo storico sembrerebbero essere impegnati a magnare e a fo**ere la democrazia italiana in una abbuffata di potere che indigna l’anima e che si farà ricordare per generations-to-come…
Ne deriva che i dubbi dell’ex parlamentare possono giustamente farsi gravi, importanti: ma se, alle prossime elezioni, ogni grillino dovrà fare i conti persino con i franchi tiratori in famiglia nella corsa verso un’improbabile rielezione, quando mai avrò la possibilità di riagguantare il mio avito scranno? Nel dubbio, meglio non infastidire troppo l’attuale nomenklatura che potrebbe impedirmi tale corsa, meglio quindi dare un colpo al cerchio e uno alla botte, uno al “Movimento” così-com’é e uno a Salvini, ma mai, per carità!, mai toccare i nostri nuovi amici zingogrillorenzisti del PD-L… gli intoccabili, appunto! Non sia mai… che mi s’incazza il Travaglio di lotta di governo!
Straordinario il nostro destino: alcuni nascono incendiari e muoiono pompieri, altri nascono, prendono in giro una intera nazione e non si vergognano! Sul problema del “morire” invece non mi lamento: quella è l’unica “livella” che riguarderà tutti e, al Ciel piacendo, sarà pure l’unica arma davvero vincente che avremo noi italiani per liberarci di questa classe politica abusiva, immonda, che ci fa vergognare di noi nel profondo della nostra anima!
Questo è il ballo del qua qua….
Rina Brundu