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Sulla ridicolissima crociata politica contro Salvini e la D’Urso nel paese dell’emergenza mediatica, democratica e dell’Esecutivo inginocchiato in Vaticano. Barbara D’Urso presidente dell’ODG: subito!

durso

Come sa bene chi mi segue, alcuni anni fa io ho impiegato la mia “arte retorica” (coltivata all’Università più per passione che per dovere di studio), per buttare giù una “Fenomenologia di Maria De Filippi”. Come ebbi a scrivere anche su questo sito quel lavoro – che poi ripudiai – mi lasciò “vuota dentro”, finanche intellettualmente preoccupata, e nel tempo mi sono fermamente convinta che tale “vuoto dentro” fosse mera espressione plastica, empatica del “vuoto esterno” che avevo perso tempo ad analizzare alla ricerca di significati-altri che, oggettivamente, non potevano esser scovati nel mondo di riferimento.

Più di una volta, invece, mi sono fermata a pensare che la “Fenomenologia” che avrei dovuto scrivere sarebbe stata una fenomenologia d’ursiana, cioè dedicata alla collega di Maria De Filippi, la signora Barbara D’Urso. Perché avrei dovuto farlo? Perché – diversamente dai “giornalisti” che l’attaccano in questi giorni” – io ritengo che sia proprio in quei suoi “show” che la macchietta-Italia, la macchietta culturale, mediatica, politica viene mostrata in tutto il suo “splendore”. Vale a dire che è “l’arte” della signora D’Urso lo specchio vero in cui riflette la nostra miseria nazionale non certamente i seriosi salotti defilippiani praticati dalle sardine in scatola e da “talenti” ammaestrati.

Un’introduzione lunghetta, d’accordo, e allora passo subito al dunque. In queste ore, mi hanno colpito, infatti, i tanti “lenzuoli” stesi su diversi siti giornalistici italiani allo scopo di criticare “l’evento” che sarebbe andato in onda qualche giorno fa sulle Reti Mediaset, laddove la conduttrice Barbara D’Urso e il traguardante leader leghista Matteo Salvini si sarebbero prodotti in una recitazione di una delle tante farneticanti orazioni della Chiesa Cattolica in diretta tv.

Ora, se non fosse che questi sono tempi “malati”, laddove un piccolo mostricciatolo invisibile e intellettualmente-pernicioso (no, non sto parlando di me, mi riferisco al Coronavirus!), sta giocando con le nostre vite come meglio ritiene, si riderebbe di gusto di quest’ultima campagna-stampa d’alti ranghi italica. Teniamo presente infatti che stiamo parlando del Paese dove un Premier, utilizzabile a destra o a sinistra a seconda della convenienza, solo pochi giorni fa si è presentato in Vaticano a “ragionare” della presente crisi con il Papa e, insieme a lui, si è fatto fotografare senza mantenere il “distanziamento sociale” che lui stesso raccomanda… agli altri.

Stiamo parlando di un Paese in cui abbiamo visto più volte quello stesso Premier double-face rosario alla mano e impegnato ad inginocchiarsi davanti a questo o quell’altarino, lo stesso dicasi dell’attuale Ministro degli Esteri ((mentre il dubbio che entrambi vogliano risolvere la Crisi-Coronavirus mercé intervento di-(vino) s’insinua… fortissimo!)). Ancora, stiamo parlando di un Paese immerso nella merda da settimane, ma il cui primo canale del servizio pubblico Rai, invece di dedicare documentari alle ricerche in corso per un vaccino anti Coronavirus, quotidianamente trasmette messe e simil-messe in pieno rispolvero non della “cultura”, come si è letto, ma delle peggiori arti criminali medievali.

E naturalmente potrei andare avanti all’infinito perché su Rosebud la lotta alla superstizione è un percorso provato e conclamato, un percorso dello spirito che non necessita dell’ultimo scandalo politico-mediatico per essere riproposto, per essere ribadito. Ma allora – dovrebbe chiedersi il cittadino capace – perché questi “cosiddetti” giornalisti (ah, quanto servirebbe una prova DNA per esercitare questa professione!), si sono scagliati contro l’ennesimo momento di rincoglionimento nelle reti generaliste italiane? Per la semplice ragione che c’era di mezzo Salvini e quando c’è di mezzo Salvini tutto va bene pur di suonare campane stonate: sic, povera Italia!

Dicevo sopra di come la televisione dursiana sia il vero “lavoro” critico di approfondimento di una pseudo-realtà nazionale sballata dagli anni 80 in poi, lo specchio più chiaro in cui la stessa riflette. Una pseudo-realtà nazionale che ha dimenticato cosa sia il serio impegno intellettuale, una pseudo-realtà nazionale che vive d’illusione epidermica, una pseudo-realtà fatta di “likes” acquistati, di visibilità grazie agli “amici degli amici”, di un giornalismo che definire tale è offendere il nostro senso dell’onore, della decenza.

La mia speranza? È di tipo shakespeariano. Cioè, io vorrei vedere la signora D’Urso presidente dell’Ordine dei Giornalisti quanto prima. Nel mondo rovesciato, nel mondo dove il “fool” si fa vero re, finalmente avremmo certezza della nostra miserrima realtà, ne avremmo un ritratto credibile e lo spirito si consolerà di conseguenza: ognuno al posto suo, onestamente!

Rina Brundu