Dal caso Wikipedia al caso odierno: sul perché lottare contro le male pratiche della Rete è un nostro dovere etico e civile. Sull’importanza del lavoro della Polizia Postale.
Ho passato una vita sulla Rete, ero in Rete già prima che uscisse “Tana di Volpe” nel lontano 2003 e dunque ne ho viste di tutti i colori. Ho visto uomini probi rivelarsi nullità, ho visto l’anima di personaggi “distinti” nella sua vera luce, che se da un lato mi ha fatto terrore dall’altro mi ha procurato solo una tremenda compassione, ho visto le miserie del mondo. A volte ho visto anche me stessa da altra prospettiva: qualche volta mi sono piaciuta (poche volte), altre volte no, ma a fare contenta me non basto neppure io.
Certo, ho sempre tentato di applicare alla Rete la mia dirittura etica e deontologica: mi sono sempre firmata con il mio nome e cognome, e di norma non ho mai interagito in luoghi che non fossero i miei siti. Quest’ultimo elemento è diventato una regola ferrea negli ultimi 7 anni, laddove io non ho mai partecipato in nessun modo in altri cenacoli virtuali. Anzi, non solo ho fatto cancellare i miei lavori dai siti altrui, per esempio ho fatto rimuovere le mie poesie dai siti di poesia, e non solo, ma vi invito, nel caso in cui trovaste qualcosa che mi riguarda, e non è relativo a siti di autori che ruotano intorno a me o alle mie attività, di segnalarmelo, sempre!
A dire la verità come sanno diversi autori di Ipazia – qualcuno ne ha anche subito le conseguenze – io ho fatto molto di più negli ultimi tempi, e dopo l’infame caso Wikipedia ho delegato una società che si occupa di questi servizi ad agire per mio conto e nel mio interesse, perché a questo sono ridotte oggidì le persone oneste, quelle che usano la Rete solo per sviluppare i loro interessi e i loro studi.
Ma non è di codesti aspetti tecnici che vorrei parlare dopo l’ultimo caso denunciato oggi su Rosebud. Vorrei invece parlare dell’importanza della denuncia. Come sa chi frequenta i miei siti, quello odierno non è stato il primo caso denunciato da Rosebud pubblicamente, ce ne sono stati altri, e ce ne saranno altri, dato che in diverse situazioni è sufficiente tenere sott’occhio per un pò e poi procedere nel giusto tempo. Non immaginate neppure cosa si trova in Rete, il problema è che sono talmente tanto imbecilli da ritenersi al sicuro: non c’è nulla di più tracciabile di un segnale in Rete, non importa quanto camuffato, basta avere una buona web-farm su cui contare.
Nel caso di Wikipedia non denunciai solo perché ho la fortuna di avere molte conoscenze in quel mondo, e dunque ho capito come bisogna agire contro questa tipologia di impostori: ho promesso che lo farò e lo farò dovesse essere l’ultima cosa che io farò prima di tirare le cuoia. Peraltro quel “caso” debbo ringraziarlo perché fino ad allora non avevo capito molte cose delle attività del “profeta” wikipedico, ma quello che ho imparato è importante. In altre parole sputtanare questi attivisti pseudo-intellettuali non è importante perché hanno offeso me urbi et orbi, ma è importante farlo per i vecchi di Sardegna che rappresentava don Osvaldo, per tutti i suoi lettori in tutta Italia e in Irlanda, per coloro che lavorarono su quel progetto, anche editorialmente, e per tutto il resto che offesero con il sudiciume che hanno solo i ratti di fogna… Ma, più importante di tutto questo… le denunce di questo tipo competono a chiunque si voglia dire anima etica, deontologica, a chiunque si voglia credere, come io credo di essere, uno spirito impegnato intellettualmente.
In realtà c’è pure molto di più da considerare in una età in cui anche “l’impegno” sembra essere diventato un gioco. Peraltro fra poco anche la UE si dovrebbe esprimere sul tema copyright e io ritengo che il caso-Wikipedia dovrebbe essere in cima alla lista; di certo verrà il giorno in cui io mi attiverò perché sia in cima alla lista, nel giusto tempo.
Per tutti gli altri casi – dove non ci siano associazioni peculiari, charities che guadagnano milioni non pagando i loro “dipendenti”, le chiamano qui – bisogna semplicemente andare in questura e denunciare, oppure mettersi in contatto con la Polizia Postale che è lì per aiutarvi.
Perché non ci si può stancare di ripetere tutto questo? Perché a volte – troppe volte, purtroppo – non è solo un problema di impegno-d’intelletto, ma è un problema che riguarda la vita… basti pensare a quanti ragazzini si sono suicidati in virtù di queste dinamiche, incapacitati a combatterle. Mi sono dunque detta che, io che posso, anche perché ho un minimo di thick-skin, ho un dovere nell’attivarmi affinché la Rete che amo sia un luogo vivibile e onesto per tutti.
Per quanto potrò, per quanto vivrò (e magari anche dopo se riesco:)), io lo farò.
Rina Brundu
PS1 Cliccando sull’immagine a corredo del Post si arriva al sito della Polizia Postale italiana, usatelo quando vi serve e non abbiate timore!
PS2 Ricordatevi che io scrivo attualmente e per il – forseeable future, dato che mi preme troppo la mia libertà – solo su Rosebud o solo sui miei libri. Se trovate altra robaccia, mandatemi un link e poi provvederò io a passarlo a chi ci deve guardare.
PS3 Per quanto riguarda l’ultimo caso denunciato, l’autore si sarebbe scusato e avrebbe rimosso i post, e quindi per me è un fatto-chiuso, nella vita sbagliamo tutti, ma tutti noi dobbiamo saper muovere oltre con gli altri che sbagliano, esattamente come vorremmo che fosse fatto con noi quando sbagliamo noi. Inoltre c’é troppo poco tempo nella vita, usarlo per lamentare queste minchiate mi pare troppo!